di ANDREA MARSANICH
RAGUSA Qualcuno l’ha definita una vera catastrofe ecologica e, a vedere ieri una vasta porzione della Dalmazia meridionale, non è andato lontano dal vero. Centinaia di chilometri quadrati di rifiuti organici e inorganici hanno invaso da sabato scorso le acque che bagnano l’isola di Meleda (Mljet) e la penisola di Sabbioncello (Peljesac), facendo scattare l’allarme da parte delle competenti autorità per una situazione, a memoria d’ uomo, mai verificatasi negli ultimi decenni. Spiagge, porticcioli e vasti tratti costieri sono stati ricoperti da una massa enorme composta da bottiglie, sacchetti nylon, serbatoi, siringhe, flaconi sanitari, cateteri e anche carogne di animali, tronchi d’albero, rami e quant’ altro. Estese aree si sono trasformate in una discarica all’aperto, mutando in peggio, molto in peggio, lo stupendo paesaggio marittimo di Sabbioncello e Meleda.
Secondo il direttore dellla Capitaneria portuale ragusea, questa specie di tsunami delle immondizie è stato causato dalle eccezionali sciroccate dei giorni scorsi, con vento da Sud–Est che ha contribuito a far avanzare e compattare decine di tonnellate di rifiuti partiti soprattutto dall’ Albania, meno dalla diirmpettaia Italia. Del resto non serviva essere Sherlock Holmes per capire da dove fosse arrivata questa gigantesca ondata di ”scovazze”.
Le etichette scritte in lingua albanese hanno fatto luce sul Paese di provenienza, fenomeno che – complice lo scirocco – si ripete puntualmente ogni anno in novembre, anche se questo weekend ha assunto proporzioni paurose. Dalla Capitaneria portuale è stato diramato l’avviso a tutti coloro che bazzicano le acque del canale di Meleda di prestare la massima attenzione per la presenza di tronchi in superficie, avvistati specialmente nel braccio di mare antistante l’isolotto di Lirica e il vicino, omonimo faro.
Le tonnellate di rifiuti hanno cinto d’assedio soprattutto l’insenatura di Zaglavak, il porto di Trstenik e l’area denominata Scoglio di Dingas, lungo le coste meridionali di Sabbioncello. Sono state viste carogne galleggianti di capre, pecore, cani e cinghiali, mentre a Trstenik il forte moto ondoso ha spiaggiato il corpo senza vita di un delfino.
Stando a quanto comunicato dalle autorità, le operazioni di risanamento sarebbero dovute cominciare già ieri, ma il persistente maltempo ha impedito qualsiasi attività. A commentare quanto sta accadendo in quest’ area dalmata è stato il leader del partito ambientalista Azione Verde, Tomislav Tomasevic, il quale ha ricordato che le correnti marine in Adriatico procedono in senso antiorario. «I nostri rifiuti si dirigono pertanto verso le coste italiane – ha dichiarato Tomasevic – e noi per fortuna siamo risparmiati da quanto viene scaricato dal fiume Po».
Quanto sta accadendo a Sabbioncello e Meleda rende giustificati i programmi di salvaguardia internazionale del mare Adriatico, dall’ alto dell’esempio arrivato settimane fa con la catastrofe del fango tossico in Ungheria. Se davvero le immondizie sono giunte dall’Albania, Azione Verde «farà pressione dapprima sulle istituzioni croate e poi internazionalizzerà il caso».
Intanto a Ragusa potrebbe essere proclamato lo stato di calamità naturale per gli allagamenti verificatisi ieri dopo che in un paio di ore sono caduti addirittura 158 litri di pioggia per metro quadrato. A finire sott’acqua sono stati il centralissimo Stradun (Stradone), il nuovo edificio dell’Archivio storico, abitazioni e strade.