di PIERO RAUBER
Hanno messo le prime radici a metà Settecento, nell’allora città-porto teresiana dei mercanti. In quella di oggi rappresentano la comunità meglio integrata, e soprattutto la più numerosa. «Siamo tra i 10 e i 18mila, a seconda delle diverse stime, se si conta pure la provincia», dice infatti Bogoljub Stojicevic, il presidente della Comunità serbo-ortodossa. Per i serbi di Trieste, forti per l’appunto di tradizione, convivenza e numeri, è giunta così l’ora di fare allo Stato italiano la domanda più ambiziosa: il riconoscimento dello status di minoranza linguistica in scia a sloveni, tedeschi e friulani, tanto per restare nella nostra regione a statuto speciale, con tutti i diritti e i benefici di legge che possono derivarne. Ebbene, la domanda esiste da qualche ora. E non è passata per anonimi canali postali, ma per una calda e personalissima stretta di mano. Quella col ministro degli Esteri Franco Frattini.
Ieri infatti, all’ora di pranzo, una delegazione della Comunità serbo-ortodossa di Trieste composta da dieci persone – ne facevano parte lo stesso Stojicevic e i membri del suo Consiglio – ha incontrato il capo della diplomazia romana nella palazzina uffici dell’aeroporto di Ronchi. Frattini, atteso poi a Pordenone per impegni istituzionali, era appena atterrato. A presentargli come da agenda di giornata la delegazione dei serbi di ”casa nostra”, accompagnati nell’occasione anche dal sindaco Roberto Dipiazza, sono stati i vertici del Pdl regionale: il coordinatore Isidoro Gottardo e il suo vice, Sergio Dressi, che dell’aeroporto è oltretutto l’attuale presidente. È stato un incontro rapido, di una quindicina di minuti, che però a Stojicevic e ai suoi consiglieri sono bastati. Al ministro hanno consegnato una sorta di lettera-memoriale, riguardante appunto la presenza storica e numerica della comunità, con la richiesta formale all’Italia – senza precedenti, come l’incontro in sé – che i serbi di Trieste siano, come detto, inseriti nel novero delle minoranze riconosciute dal diritto. «È stato un evento per noi molto importante, che a me ha suscitato sensazioni buonissime», racconta Stojicevic, professandosi «consapevole che oggi (ieri, ndr) si è solo aperto un tema su cui ragionare con disponibilità reciproca, ma la strada sarà lunga». «Per intanto – chiude il presidente della Comunità serbo-ortodossa – ci siamo lasciati con l’impegno di restare in contatto». Strada lunga, insomma. Ma tracciata. Con una corsia per così dire agvolata, sempre che la resa dei conti parlamentare del 14 dicembre non stravolga gli assetti governativi. Agevolata dai buoni rapporti che la Comunità ha instaurato in tempi recenti con Gottardo, lui che di Frattini è il fedelissimo e storico ”accompagnatore” non appena mette piede in questa regione, dove, peraltro, il responsabile della Farnesina è stato eletto deputato in occasione delle politiche del 2008. E dire che questi buoni rapporti – come conferma Stojicevic – erano maturati per tutt’altra cosa: la trattativa, ormai andata a buon fine, tra il Pdl e la Comunità per l’affitto da parte dei berluscones del primo piano del palazzo di piazza Sant’Antonio 6, che a febbraio sarà sede del partito. La proprietà, che sta sull’ala immobiliare sinistra rispetto alla chiesa di San Spiridione, è infatti della Comunità serbo-ortodossa.