di FABIO DORIGO su Il Piccolo del 16 dicembre 2010
Quando fu firmato da Mariano Rumor il 10 novembre del 1975 nessuno pensò che potesse tornare utile a qualcosa. E invece oggi, 35 anni dopo, il trattato di Osimo rende intoccabile la Grande viabilità triestina. Soprattutto la mette al riparo dalle ”voglie” di fare cassa dell’Anas. Ne è convinta la Regione Friuli Venezia Giulia che usa proprio il trattato di Osimo come scudo contro le tentazioni di Pietro Ciucci, presidente dell’Azienda nazionale autonoma delle strade, che il 9 dicembre scorso tagliando il nastro del casello di Godega di Sant’Urbano dell’A28 (quello tanto caro al governatore del Veneto Luca Zaia) annunciò in pompa magna la conclusione a fine anno della gara per il ”pedaggiamento senza caselli”, il meccanismo perfetto per ”pedaggiare” (adorabile verbo) a partire da maggio 2001 la Grande viabilità triestina. «Le tariffe – auspicò Ciucci – dovranno essere decise dal governo. E probabile che saranno in linea con quelle della rete autostradale collegata e comunque (bontà sua, ndr) non potranno essere più care».
Apriti cielo. Il sindaco Roberto Dipiazza esternò la sua ”sorpresa”. Lui tentò diverse volte senza successo di rompere il tabù della gratuità della ”superstrada” triestina, recentemente addirittura come deterrente nei confronti delle poco simpatiche ”vignette” slovene. «Impossibile. Innaplicabile. Si violerebbero trattati internazionali» tuona il primo cittadino. E allora di quale ”pedaggiamento” si è sognato Ciucci a Godega di Sant’Urbano? La Regione Friuli Venezia Giulia, pur dichiarandosi contraria in via di principio, aveva promesso un supplemento di indagine. Che ieri è arrivato.
L’assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi, atteso il voto di sfiducia al governo Berlusconi, ha preso carta e pena e scrivere al ministro rimasto in carica Altero Matteoli. Una lettera al responsabile delle Infrastrutture e dei Trasporti che inizia con un promettente ”Caro Altero”. «Con il ministro ho una certa confidenza» si giustifica Riccardi mentre legge al telefono il testo della missiva inviata ieri a Roma in piazzale Porta Pia, sede del ministro. Una ”breccia” garantita, insomma. «Mi corre l’obbligo di evidenziarti la preoccupazione e la contrarietà della Regione per l’applicazione di un pedaggio in un’area infrastrutturata» scrive Riccardi prima di calare l’asso del trattato di Osimo con l’allegato del dpr 100 del 6 marzo 1978 che rende esecutivi gli obblighi. Tra le altre cose è stabilito un contributo di 87,5 miliardi di vecchie lire (non noccioline) per «la realizzazione di collegamenti autostradali, senza pedaggio, fra l’Autostrada Venezia-Trieste-Gorizia-Tarvisio ed i valichi confinari di Fernetti, Pese e Rabuiese». «Senza pedaggio», così sta scritto tra due virgole. E quindi anche senza il «pedaggiamento senza caselli» vagheggiato da mister Anas. Questione chiusa? «Questa la nostra posizione – spiega Riccardi -. A noi non risulta che i trattati internazionali siamo stati disdetti. Quindi il pedaggio è inapplicabile».