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18 gen – Il Presidente ANVGD Toth ha incontrato il Presidente sloveno

Il Presidente Giorgio Napolitano ha incontrato il Presidente sloveno Danilo Turk, in visita per la prima volta in Italia. "Abbiamo discusso di problemi che ci impegnano fortemente insieme – hanno detto dopo i colloqui -, naturalmente anche legati alle conseguenze della crisi finanziaria ed economica che ha colpito, come tutti gli altri Paesi europei, anche i nostri due in modo particolare. Ne abbiamo discusso nella convinzione che per avere nuove prospettive di sviluppo competitivo delle nostre economie nazionali siano indispensabili una comune visione europea e un comune impegno europeo".

Si è parlato della crisi tunisina e degli "sviluppi che deve auspicabilmente avere la politica mediterranea dell'Unione Europea, perché quello che è accaduto e sta ancora accadendo in Tunisia e in Algeria ci deve rendere avvertiti della necessità che l'Europa dia risposte concrete e convincenti alle attese delle popolazioni e dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, che sono aspettative anche di sviluppo congiunto con l'Europa per il prossimo futuro", ha sottolineato Napolitano.

Il Presidente sloveno Danilo Turk ha incontrato in una colazione di lavoro anche il sen. Lucio Toth nella qualità di Vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati.

Non era mai successo di essere stati invitati in un confronto diretto?

E' la prima volta, infatti, – risponde Toth – che i rappresentanti dei profughi italiani dalle province della Venezia Giulia e della Dalmazia, a suo tempo cedute alla ex-Jugoslavia comunista, incontrano il Capo di Stato di uno dei Paesi usciti dalla dissoluzione di quella compagine statale. Quest'anno tra l'altro ricorre il Ventennale dell'indipendenza slovena”.

Quale il clima dell’incontro e quali i temi affrontati?

L'incontro, cui era presente l'Ambasciatore sloveno a Roma, Iztok Mirošič, è stato molto cordiale e improntato a temi concreti riguardanti forme di collaborazione tra Italia e Slovenia sia nelle aree di frontiera sia a livello europeo, con la proposta di progetti culturali comuni rivolti a ricostruire le vicende storiche dei due paesi, da quelle tragiche della seconda guerra mondiale, con l'esodo di gran parte della popolazione italiana dall'Istria, sia quelle precedenti, come il primo conflitto mondiale, che ha visto quella frontiera tra le più insanguinate d'Europa”.

Dopo il 13 luglio qualcosa è cambiato, in che cosa si avverte questo mutamento?

Il Presidente Turk ha riconosciuto apertamente il dramma degli esuli giuliano-dalmati per la perdita della terra natale e il dovere delle due nazioni di dare il giusto spazio alla loro vicenda, come alle precedenti sofferenze delle popolazioni slovene e croate di fronte alle violenze e alle discriminazioni del regime fascista sia tra le due guerre che negli anni 1941-43. Il Presidente sloveno ha sottolineato al riguardo il grande significato storico del Concerto del 13 luglio scorso a Trieste, con l'incontro in Piazza dell'Unità d'Italia dei Tre Presidenti di Croazia, Italia e Slovenia, riconoscendo il contributo al suo successo proprio delle associazioni degli esuli che hanno voluto così aprire una via di speranza verso il futuro”.

Quale il messaggio che gli Esuli hanno consegnato al Presidente sloveno?

Ho voluto ricordare le attese degli esuli nei confronti dello Stato sloveno, a cominciare dal controverso tema delle restituzioni dei beni confiscati dall'ex-regime di Tito alla creazione di un nuovo clima di comprensione reciproca che riconosca, fin dai testi scolastici e universitari, la realtà plurale delle regione istriana e isontina, dove si sono incontrate e integrate nei secoli culture diverse, tutte autoctone e degne di uguale tutela. Si è quindi auspicata un'effettiva applicazione delle norme interne e bilaterali a protezione delle reciproche minoranze, come il bilinguismo negli atti pubblici e nella segnaletica. Spesso – si è rilevato concordemente – è difficile passare dalla normativa astratta alla sua applicazione quotidiana, che va però perseguita senza forzature polemiche, strumentalizzate politicamente, ma con equilibrio e buon senso, come desidera la gente, che è stanca di contrasti e contrapposizioni, sempre più anacronistiche nell'Europa di oggi”.

Il Presidente Turk –racconta ancora Toth – ha molto apprezzato la lettera inviatagli il giorno prima dal Presidente della FederEsuli Renzo Codarin, nella quale si affermava tra l'altro, che “per il nostro popolo sparso queste terre sono un riferimento di dolore e di speranza, il dolore della memoria che ci ha messi di fronte a tante prove ma anche la speranza che si possa costruire insieme un’area di osmosi in cui il confine superi il concetto di detrazione è sommi le culture, producendo finalmente ricchezza nella consapevolezza del proprio ruolo… Ebbene, proprio in virtù di questa speranza che ci permea e ci accompagna, l’attesa è che si cerchi di risolvere in modo civile e pacato i problemi che da troppo tempo obbligano le genti di queste terre ad occuparsi del passato e non del futuro, così come tutti vorremmo”.

L'incontro si è concluso con l'impegno di dare continuità al rapporto tra gli Esuli e lo Stato sloveno nel quadro dei rapporti bilaterali tra i due Stati e con l'assistenza delle rappresentanze diplomatiche nei due paesi in quello “spirito di Trieste” che hanno contribuito ad instaurare.

Rosanna Turcinovich Giuricin

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