A Romolo Venucci, il più grande artista della Fiume del XX secolo, dalle lontane ascendenze mitteleuropee, con un'identità culturale italiana mai sottaciuta, riconosciuto per il suo valore dalla realtà artistica croata, considerato a ragione un artista europeo, a lui è dedicata la monografia che verrà presentata a Trieste giovedì 27 gennaio 2011.
L’incontro si svolgerà alle ore 17, presso la sede di Via Donota 2 della Lega Nazionale, presieduta dall’avv. Paolo Sardos Albertini che organizza l’incontro congiuntamente alla sua Sezione di Fiume, rappresentata da Elda Sorci e in collaborazione con il Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata, rappresentato da Renzo Codarin.
Vi prenderanno parte esponenti di UI e UPT, del Libero Comune di Fiume in Esilio, della Comunità degli Italiani di Fiume nonché le nipoti dell’artista, Liliana e Patrizia Venucci, giornaliste a Fiume.
I curatori del volume – uscito per i tipi di Unione Italiana ed Università Popolare di Trieste nel 2009 – Erna Toncinich e Sergio R. Molesi, critici e storici dell'arte, che parleranno dell’autore, conoscono a fondo la produzione venucciana e più in generale quella della Comunità Nazionale Italiana, di cui egli è stato indiscusso protagonista. Anzi, "patriarca e mentore", come ebbe modo di dire il critico d'arte italiano Decio Gioseffi. Il volume ha avuto la sua promozione ufficiale alla Comunità degli Italiani di Fiume, alla presenza di un pubblico numeroso e partecipe, anche emotivamente: in sala diversi allievi del Maestro.
“La monografia ha comportato tanta fatica in termini di lavoro e realizzazione, ma anche di amore” – rilevano i curatori. L'opera è anche coronamento di studi, ricerche e fatiche in particolare di Erna Toncinich, che fin dagli ultimi anni Settanta, a ridosso della morte del Maestro, di cui fu allieva, fu la prima a richiamare l'attenzione sul più grande artista fiumano – riconosciuto come tale da tutti – del secolo scorso. La personalità di Venucci è complessa, il suo essere fiumano e italiano, separato sua malgrado dal naturale background mitteleuropeo l’ha portato a dichiarare la propria ostilita agli "ismi" del secolo scorso. Rimasto a Fiume perché questa scelta era indispensabile per la sua arte, la sua opera è il prodotto più autentico di una grande città multiculturale. L'arte fiumana tra le due guerre mondiali, in cui Venucci si era distinto, è stata finora troppo poco studiata, per cui, in una città la cui memoria è spesso sfuggente, sono impellenti opere del genere.
L’analisi di Toncinich – Molesi oltre all'aspetto artistico, coglie la personalità in toto di Venucci, e soprattutto comprende la sua attività pedagogica e didattica senza dimenticare il suo approccio al quotidiano con velata ironia. Lo fanno raccontando aneddoti che ne svelano l’indole, episodi come la "bocciatura" al primo Concorso d'Arte e di Cultura "Istria Nobilissima" (bandito da UI – UPT e la cui sezione Arti figurative è intestata oggi a Venucci) per un lavoro dai modi "troppo all'avanguardia", astrattivi organici e simbolici, che non furono capiti dalla giuria. A questa incomprensione reagì da par suo nel 1976, conquistando il primo premio nel medesimo concorso con un'opera di robusto realismo e nel contempo, nello stesso anno, allestendo una mini antologica dei suoi migliori lavori d'avanguardia degli anni Trenta e degli anni Sessanta. Più che una polemica, era una chiara indicazione della strada da battere nella modernità, un viatico programmatico che, per la scomparsa dell'artista nell'estate di quel fatidico 1976, divenne una sorta di testamento spirituale.
Il prestigioso volume a cura di Erna Toncinich e Sergio R. Molesi, che sarà introdotto da un video sull’autore, conta 361 pagine, è fornito di più di trecento riproduzioni a colori e in bianco e nero ed è arricchito da una ventina di fotografie attinenti alle vicende culturali, familiari e sociali, di cui l'artista è stato protagonista. La prima parte dell'opera porta il saluto di Maurizio Tremul per l'Unione Italiana di Fiume e di Luciano Lago per l'Università Popolare di Trieste che sono stati gli editori, utilizzando i fondi messi a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana. Per cui il volume è destinato alle Biblioteche ed agli Archivi ma anche a quelle istituzioni che testimoniano la produzione culturale del popolo sparso dell’Adriatico Orientale.