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Turk a Roma ringrazia Napolitano (Corriere della Sera 18 gen)

ROMA — Presidente Danilo Türk, la sua Slovenia è indipendente da 20 anni. A detta di tutti, una storia di successo dell’Europa dell’Est. «Avevamo un ottimo punto di partenza: vivevamo sul confine "aperto"(lo dice in italiano, ndr), il più libero d’Europa. E abbiamo avuto un approccio pragmatico. Il pragmatismo, certo, ha poi comportato dei problemi, dalla disoccupazione al conflitto generazionale. Ma sono gli stessi problemi che oggi ha l’Europa» . E per gli sloveni, come dice Türk, «essere nella media europea per molti indicatori» (e anche per i problemi), è motivo d’orgoglio. Ex diplomatico, assistente per cinque anni del segretario generale Onu (2000-2005), è il terzo presidente sloveno. Il primo a compiere una visita di Stato in Italia (tre giorni tra Roma e Milano), la bandiera slovena per la prima volta issata sul Quirinale. A che punto sono i rapporti tra la Slovenia e l’Italia? «Oggi, ottimi. Grande merito va al presidente Napolitano. Ci ispira la comune appartenenza, e prospettiva, europea. Ma abbiamo lavorato molto anche sulla memoria. Che è tragica, da entrambe le parti. Il fascismo e la violenza prima e durante la guerra, per noi. Il grande trauma dei profughi dalla Dalmazia, per l’Italia» . Lei dice profughi, non optanti (chi ha optato per l’Italia, ndr), come si minimizzava in Slovenia… «Sì, certo, dico profughi. Noi capiamo questo trauma, ma conosciamo anche l’ordine degli eventi: il fascismo, l’aggressione, la guerra, poi il loro dramma. Occorre essere rispettosi verso i ricordi di tutti. Però bisogna fare una politica che non crei conflitti dai ricordi: ecco, finalmente tra Italia e Slovenia ci siamo arrivati. E l’incontro a Trieste (tra Italia, Slovenia, Croazia, ndr) ha cementificato uno spirito diverso. Ho anche proposto al presidente Napolitano di costruire un comune parco della pace sul fronte della I guerra mondiale, da Duino a Caporetto, dove sono morte 1 milione di persone: un contributo di pace all’Europa» . Vent’anni fa, l’indipendenza slovena fu votata dal 90%degli sloveni. Poi la Jugoslavia si sciolse, le guerre balcaniche fecero 100 mila morti. Crede che gli sloveni abbiano una responsabilità in quel che è successo? «La nostra indipendenza è stata una rescue mission, una missione di salvezza. Non volevamo la dissoluzione della Jugoslavia, ma vedevamo la situazione, pericolosissima. Sapevamo di non poter ottenere la democrazia e i diritti dell’uomo all’interno della Jugoslavia: era in gioco la nostra sopravvivenza» . Nessun errore? «Era l’ultimo momento. Avessimo aspettato ancora, saremmo diventati prigionieri delle guerre balcaniche» . La Croazia, dominata da scandali di corruzione, ancora aspetta di entrare nell’Ue. «Gli attuali sforzi in Croazia contro la corruzione sono molto seri. Sanno di dover riformare il sistema giudiziario per entrare in Europa. La Slovenia è pronta ad aiutarli. Ai Paesi balcanici non occorrono regali, piuttosto devono essere messi in condizione di fare i compiti da soli» . Quindi, vent’anni dopo, si sta ricreando la jugosfera? «Esagerato. La jugosfera non tornerà più, perché— lo pensavamo già ai tempi dell’indipendenza— il futuro di questi Paesi è l’Europa» . Voi siete stati il primo Paese dell’Est ad adottare l’euro. Come vivete la crisi? «L’euro è la nostra moneta, nessuno parla di tornare indietro. Certo, non ci immaginavamo di contribuire al salvataggio di altri Paesi europei. Riteniamo molto interessante la proposta Juncker Tremonti sugli eurobond. Comprendiamo la necessità della disciplina fiscale, i tagli alla spesa pubblica, ma bisogna anche creare le condizioni, e gli strumenti finanziari, per la crescita economica» . Insomma, la rigidità tedesca non vi convince. «Proposta comprensibile, ma incompleta» . Vi sentite, anche in questa crisi, trattati dai grandi come Paesi di serie B? Esiste ancora, all’Ovest, un senso di superiorità verso l’Est? «Ne scriveva già Fernand Braudel. Sarebbe un’illusione aspettarsi che i pregiudizi finiscano così presto. Però oggi, in media, i Paesi dell’Est hanno un miglior credit rating di quelli dell’Ovest. L’Europa dell’Est è stata un successo per l’Ue, non ha creato particolari problemi, ma nuovi mercati, una nuova forza economica. Credo molto nei rapporti con la Russia. La forza dell’Ue sta ad Est» . E chi dice che l’allargamento ha segnato la fine dell’Europa? «Io non ci credo. E poi preferisco un’Europa con problemi di crescita che di stagnazione» . La Slovenia è finita di recente sui giornali nell’affaire Wikileaks: il premier si è offerto di prendere un detenuto di Guantánamo pur di incontrare Obama. Problemi da piccolo Paese? «Non sono per questo tipo di commerci. Però il commercio non c’è stato. E poi, sì ai piccoli Paesi capitano piccoli incidenti. Ai grandi Paesi, grandi incidenti» .

Mara Gergolet

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