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01mar/21.45 – Spadaro: ”La tragedia dell’Esodo da Gorizia alla Dalmazia”

Stelio Spadaro è stato chiamato ad intervenire a Roma al seminario del MIUR nella Sala della Comunicazione del ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca Scientifica, con la partecipazione di storici e alla presenza degli operatori della scuola. Uomo noto a Trieste per il suo impegno politico, ha dedicato una vita all’insegnamento per cui ha avuto modo di sondare nel corso dei decenni la preparazione dei ragazzi su determinate tematiche e di focalizzare possibili percorsi per far conoscere – questa anche la finalità dell’incontro – pagine di storia dell’Adriatico Orientale.

L’appuntamento promosso dal MIUR dà seguito all’iniziativa del Gruppo di lavoro costituitosi nel 2009 e del quale fanno parte le rappresentanze delle associazioni degli Esuli giuliani e dalmati e i dirigenti del Dicastero. Tra i relatori Egidio Ivetic, Roberto Spazzali e Giuseppe de Vergottini.

Quali, professor Spadaro, le linee guida emerse dal dibattito?

Per la prima volta, a mia memoria, si tratta di un’iniziativa concepita ed attuata non come fatto episodico, legato ad una ricorrenza, ma come progetto che intende entrare nella realtà delle scuole, in una dimensione normale”.

Il suo intervento ha riguardato i conflitti nazionalistici e le ideologie dall’impero asburgico ad oggi. Che cosa hanno determinato e come spiegarli ai ragazzi

Collocando la nostra tematica – come ho, ed abbiamo, cercato di fare durante il seminario – in un più ampio contesto sia temporale che geografico. Per capire le nostre vicende non ci si può soffermare su un’arida cronologia seppure esatta e ben spiegata; è fondamentale collocare la nostra vicenda in un quadro storico che la renda comprensibile. Come non sottolineare che i fatti del confine orientale si inseriscono nei grandi processi di formazione degli Stati nazionali, questo è il primo punto da evidenziare”.

Un’errata interpretazione della legge del Giorno del Ricordo potrebbe portare a limitare il tutto alla tragedia delle Foibe…

La delimitazione geografica del discorso che s’intende proporre alle scuole italiane, non può limitarsi solamente a Trieste e circondario. Se vogliamo capire il fenomeno foibe, ma soprattutto l’Esodo, bisogna ampliare l’orizzonte geografico e prendere in considerazione un territorio ben più ampio, che va dalla Dalmazia al Goriziano. Solo un’impostazione del genere può dar conto ai giovani del senso della lunga durata di questo conflitto”.

Basta il nazionalismo a spiegare ciò che è successo?

Assolutamente no. Spesso si dimentica la genesi ed il contributo delle forze politiche riformiste presenti in queste terre, espressione di una terra plurale, fortemente ma non omogeneamente intrecciate. Senza lo studio di questi aspetti si veicolerebbe l’immagine di una società povera ed estremizzata. E così non è. Vista da Roma la nostra realtà può sembrare periferica, ma vista dall’Europa si avvertono i collegamenti continui con le forze più vive nel corso della storia. E ne sono un segno il fermento che porta allo sviluppo della psicanalisi in quest’area di contatto ed intreccio tra mondo italiano e tedesco. Italo Svevo ne è una naturale espressione. Come non possiamo ignorare il ruolo del Partito Popolare in Istria, quello della social-democrazia austriaca a Trieste o la grande elaborazione dell’autonomismo a Fiume”.

Quale il messaggio fondamentale?

Che la nostra non è una vicenda da commiserare o esaurire con delle cerimonie formali, ma come una realtà che è stata in grado di distinguere tra etnia e cittadinanza, che molto spesso non coincidono, tra Stato ed etnia di cui ancora oggi le minoranze sono l’espressione più evidente. E che questo avvenga in un contesto non episodico, con la percezione di una grande sensibilità da parte dei funzionari incaricati a seguire e realizzare il progetto, sta a significare che da realtà periferica, esotica, stiamo entrando nella normalità delle dinamiche del Paese, e questo è fondamentale”.

A Roma anche i ragazzi delle scuola di Buie, vincitori del premio messo in palio per le scuole. Che sensazione ha avuto?

Che i ragazzi fossero preparati e motivati, ma soprattutto non si sentissero ospiti in casa d’altri”.

Rosanna Turcinovich Giuricin su La Voce del Popolo del 1. marzo 2011

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