Il 17 marzo prossimo ricorrono i 150 anni dell'Unità d'Italia.
L'importante anniversario dovrebbe coinvolgere tutti gli italiani, inclusi quelli che non risiedono fisicamente all'interno dei confini dello stato, in un grande progetto di valorizzazione della coscienza e dell'identità nazionale. Fiume, anche se non interessata direttamente dalle guerre d'indipendenza italiane, ha invece un profondo legame con l'epopea garibaldina e con tutti quei patrioti che hanno voluto combattere per un ideale, quello di un'Italia unita, libera, indipendente.
Al Cimitero comunale di Cosala, giacciono, infatti, una accanto all'altra, cinque tombe di fiumani garibaldini. Cinque figure che hanno voluto seguire l'Eroe dei Due Mondi nelle sue battaglie per la fondazione dello stato italiano. Forse erano troppo giovani per indossare la Camicia rossa e partire con i Mille da Quarto per scacciare i Borboni dal Regno delle Due Sicilie. Forse queste cinque figure parteciparono più tardi ad altri storici scontri; forse vinsero anche loro nella battaglia di Bezzecca, in Trentino, il 21 luglio 1866; o forse dovettero ripiegare su Monte-rotondo dopo lo scontro a Mentana, incalzati dai fucili "Chassepots" in dotazione all'esercito francese comandato del generale francese De Failly. Rimasero vivi, in qualche modo si ritrovarono a Fiume, con i loro ricordi, e si spensero uno ad uno.
Ora, tra i cipressi di Cosala, attorniati da sepolcri più recenti, restano testimoni imperituri di un tempo passato. Sulle loro lapidi si possono leggere le seguenti epigrafi: "Qui riposano le venerate spoglie di Ubaldo Ballarini, d'anni 65, morto li 21 aprile 1915. Soldato di Garibaldi, padre modello ed di esemplari virtù. Questo mesto ricordo i dolenti figli dedicano". In ordine di fila seguono la tomba di Gianbattista Lancetti, "nipote e non indegno allievo di Gustavo Modena. Con Garibaldi soldato della libertà d'Italia, si spense umile fra noi ma retto il 27 giugno 1910"; quindi di Giuseppe Panciera (24 dicembre 1843 – 2 marzo 1917); e poi ancora Federico – che è riportato come Federilo», forse per una svista dello scrivente – Plona (7 febbraio 1841 – 28 luglio 1923), sergente del Primo reggimento bersaglieri, che "combatté con Garibaldi, amò la Patria al di sopra d'ogni altro sentimento"; e infine Aristide Dolenti (1848 – 1930), e anch'egli amò "la Patria e la famiglia più di sé stesso". Grazie al restauro realizzato dal Consolato Generale d'Italia a Fiume -l'intervento fu eseguito all'epoca in cui questo era retto da Roberto Pietrosanto -, le tombe si trovano in ottimo stato.
Ma ci sono anche altre figure di queste terre che hanno contribuito, in prima persona o indirettamente, al Risorgimento italiano: fiumani, istriani, dalmati che hanno scelto di scendere in campo al fianco dei propri fratelli nelle Guerre d'indipendenza italiane, o che hanno disertato pur di non dover combattere contro di loro, al servizio dell'Austria, di cui erano sudditi. (gian)