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10mar/13.50 – Luxardo: consegnati 100 volumi all’Università di Zara

Si è svolta a Zara la cerimonia di consegna di 100 volumi all’Università da parte dei fratelli Luxardo, Franco e Paolo. Collana dei Classici Ricciardi, una raccolta di 100 volumi che racchiude i migliori autori di letteratura italiana tra il 1200 e il 1900, diventa così uno strumento di dialogo tra la famiglia zaratina, costretta all’esodo, ed i giovani di quella città o che in quella città studiano e possono apprendere direttamente una pagina della storia locale.

La donazione è stata fatta nel nome “dei nostri genitori, Giorgio e Ada Luxardo, nativi di Zara – aveva anticipato Franco Luxardo -, a cui sarà intitolata l’area interessata della biblioteca. La donazione è diretta al Dipartimento di Italianistica ed è stata accettata con molta simpatia dal Rettore, prof. Ante Uglesic”.

Nel corso della cerimonia Franco Luxardo, nel suo intervento, ha raccontato la storia della famiglia, che potete leggere nella sezione interventi, cliccando sul link qui sotto.

da www.arcipelagoadriatico.it

 

INTERVENTO DI FRANCO LUXARDO ALL'UNIVERSITA' DI ZARA

Signore e Signori,
desidero anzitutto ringraziare – a nome di mio fratello Paolo e mio personale – l’Università di Zara, il suo Rettore prof. Ante Uglesic e il Dipartimento di Italianistica per avere accettato la nostra “donazione” della Collana dei Classici Ricciardi e per l’ospitalità che oggi ci offrono.

Vorrei estendere il mio ringraziamento all’ Ambasciatore d’Italia Alessandro Pignatti per la sua presenza a questa cerimonia…E così pure alle altre autorità presenti.

Anzitutto, in che consiste la nostra donazione: si tratta della RICCIARDI – così semplicemente chiamata dal suo ideatore e primo editore – che raccoglie in 100 volumi i migliori autori della letteratura italiana dal 1200 al 1900. Ogni volume è stato curato dai più noti specialisti di quel periodo. Per la sua veste grafica  è stata definita  “una pietra miliare nella storia dell’editoria”.

Permettetemi però di delineare anche chi fossero GIORGIO e ADA LUXARDO, a cui questa donazione è intitolata. Erano i nostri genitori, nati e cresciuti a Zara, “zaratini patochi” come si usava dire in dialetto dalmata.

ADA, nata nel 1908 in una casa nel campo che da sul fianco della Chiesa di S. Maria, figlia di Ljubo Talpo e Flora Babich, aveva concluso le elementari annesse al Convento, ma aveva poi vissuto per 8 anni proprio tra queste mura, completando l’iter scolastico nel Convitto di San Demetrio tenuto dalle Suore Mantellate. E qui si era diplomata “maestra elementare” per poi insegnare per qualche anno nel villaggio di Ploce Malpaga. Ricordava che raggiungeva in bicicletta per una strada sterrata la sua piccola scuola pluriclasse, e diceva sorridendo  di aver capito che quel Giorgio – più vecchio di lei di 11 anni ! – “faceva sul serio”  quando lo vedeva arrivare a Ploce a piedi, sudato e tutto impolverato.

E’ stata una madre severa ma affettuosa, un’ amica per le sue nuore Claretta e Suzanna anch’esse qui oggi con noi, e una nonna che – com’è diritto/dovere di tutti i nonni – ha viziato i suoi 5 nipoti. E’ scomparsa nel 1979.

Per dirvi di GIORGIO invece dovrò dilungarmi (e me ne scuso sin d’ora) ed illustrare in parte anche la storia dell’azienda LUXARDO, fondata nel 1821 dal suo bisnonno Girolamo, ma di cui si può affermare che GIORGIO sia stato il secondo fondatore.

GIORGIO, nato nel 1897, era il più giovane dei 4 fratelli che assunsero la direzione della fabbrica Luxardo negli anni ’20 del secolo scorso. Quando il loro padre, Michelangelo, aveva inaugurato la nuova, grande sede che si vede ancora oggi entrando in porto, questa – con i suoi 5000 metri quadri coperti – era il più moderno ed importante stabilimento industriale del settore in tutto l’Impero austro-ungarico. E la  piccola Zara si confrontava favorevolmente con grandi centri industriali come Praga e Budapest, Bratislava e Trieste.

Poi, la Prima Guerra Mondiale. La fabbrica chiusa d’autorità, il padre solo con la moglie Pina e la figlia Delfina nell’appartamento del secondo piano, i 4 fratelli dispersi su vari fronti di guerra. Giorgio, chiamato sotto le armi a 17 anni nei “Dalmatinische Ritter (cavalleggeri dalmati)”– trascorse buona parte di quel periodo in Albania. Ritornò a Zara solo dopo 4 anni, nel 1918, con la malaria presa sul lago di Scutari… e avendo perso gli anni migliori della giovinezza.

L’Europa era cambiata dalle fondamenta: nuove frontiere, nuovi protezionismi ovunque. I 4 fratelli ripartirono quasi da zero e in 20 anni – lavorando sempre molto uniti – riacquistarono le posizioni perdute: nel 1939 l’azienda era di nuovo la maggiore distilleria del Regno d’Italia. Impiegava oltre 200 persone, in parte residenti in città e in parte provenienti dal vicino Regno di Jugoslavia, sia dalla terraferma che dalle isole. Aveva piantagioni di marasche da ambo le parti della frontiera, motovelieri propri per i trasporti, investimenti in Dalmazia e altrove.

GIORGIO si interessava soprattutto del settore commerciale ed era fuori casa vari mesi all’anno. Ebbe fra l’altro l’idea di lanciare le visite organizzate di clienti a Zara: arrivavano in treno ad Ancona, poi qui col piroscafo. Immaginate l’emozione: per molti era la prima volta che salivano su una nave ! – Un esempio di turismo industriale ante litteram:  tre giorni a Zara e tre di viaggio, una settimana indimenticabile e la “fedeltà alla marca” assicurata. (Ne ho incontrati di persona, 30 anni più tardi, che ricordavano ancora la città, le belle ragazze con cui avevano fatto il bagno e naturalmente i liquori e le sigarette del porto franco riportate a casa “evitando” la dogana).

Poi, la Seconda Guerra Mondiale: nuove tragedie. La fabbrica – chiusa dal 1941 – viene distrutta due anni dopo dai bombardamenti anglo-americani e brucia per una settimana. GIORGIO è l’unico dei fratelli a sopravvivere: Mitre era mancato per malattia, Pietro e Nicolò con la moglie Bianca vengono uccisi nel 1944 dai partigiani – probabilmente annegati – e i loro corpi mai più ritrovati.

GIORGIO ancora una volta non si arrende: deve pensare a Paolo, a me ed a nostra madre, ma anche alle famiglie dei fratelli scomparsi. A Torreglia sui Colli Euganei, vicino a Padova, il 10 febbraio 1947 rifonda la LUXARDO. Pianta le marasche, riparte fra mille difficoltà, in parte dovute alla situazione di quegli anni quando tutto mancava – dallo zucchero alle scarpe -, e in parte a concorrenti poco seri con cui vince numerose battaglie legali. Ho spesso pensato che la sua tenacia nascesse da questa nostra terra di Dalmazia, dove la roccia si stempera solo nel mare.

Quando muore, nel 1963, la Luxardo è di nuovo una realtà internazionale e il testimone passa alla quinta ed oggi alla sesta generazione.

E così ritorniamo alle ragioni di questa donazione. Si tratta di un investimento sui giovani. 

Quando 4 anni or sono il Dipartimento di Italianistica mi ha cortesemente invitato a raccontare ai loro studenti la storia della mia famiglia, intrecciata da sempre con quella di Zara e della Dalmazia, questi mi  hanno dimostrato un entusiasmo e una simpatia sorprendenti.

Ho così pensato che l’Adriatico ha vissuto nell’ ultimo secolo troppe guerre e troppe tragedie: solo la cultura e una migliore conoscenza reciproca possono evitarlo in futuro. – Non si tratta di dimenticare perché la memoria è il fondamento della storia dei popoli, si tratta di andare oltre con in mente l’Europa che è la patria comune.

Un segnale ci è stato dato nel luglio scorso a Trieste quando tre Presidenti, il croato Josipovic, l’italiano Napolitano e lo sloveno Turk si sono stretti la mano ed hanno ascoltato assieme un concerto del Maestro Muti con un’orchestra di 200 giovani originari dei tre paesi.

In quel caso è stata la musica, nel nostro è la letteratura in un ambiente di grande cultura come questa Università.

Paolo ed io ci auguriamo di aver posto il seme giusto nella nostra città natale.

Grazie.

Franco Luxardo

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