di Mauro Manzin
TRIESTE Era dai tempi di Milosevic che il binomio "Grande Serbia" non risuonava più dai megafoni della politica ex jugoslava. Oggi, invece, torna improvvisamente e inaspettatamente di moda. Perché il governo di Belgrado ha messo in circolazione un vero e proprio memorandum sui «rapporti tra la nazione madre e la diaspora». Mittente: il Montenegro. Un documento che ha immediatamente ricevuto la piena avversione da parte di Podgorica il cui governo lo ha rigettato, protestando formalmente presso l'ambasciatore serbo in Montenegro innescando un vero e proprio incidente diplomatico. Per il Montenegro si tratta di una intromissione negli affari interni di uno Stato indipendente e sovrano. Nel documento si sostiene, tra l'altro, che i serbi in Montenegro devono essere considerati come popolo costitutivo e che, sempre in Montenegro, non sono rispettati appieno gli standard internazionali garantiti al popolo serbo.
Il memorandum sostiene lettaralmente che «la Repubblica di Serbia dovrebbe, oltre alla Bosnia-Erzegovina, porre al centro della propria politica regionale anche il Montenegro visti i legami storici e civili ultra centenari tra i due popoli e le due nazioni. Per questo è fondamentale che al popolo serbo venga assicurato il pieno diritto a partecipare agli organismi statali, alle istituzioni e alle organizzazioni regionali. Di primaria importanza poi è la completa indipendenza politica, economica e culturale e lo sviluppo del popolo serbo. Bisogna immediatamente garantire il diritto allo studio nella lingua serba. La lingua serba non è importante solo per i serbi in Montenegro, ma anche per i numerosi montenegrini che ancora chiamano la propria lingua con il tradizionale nome serbo». Insomma si sostiene che in Montenegro si parla il montenegrino e non il serbo. La stessa cosa che accadde nel 1991 al momento del disfacimento della Jugoslavia quando si decise che i croati parlavano il croato e i serbi il serbo (pur rimanendo la lingua, fatta eccezione del carattere cirillico) "uccidendo" di fatto l'idioma serbo-croato.
Il governo di Podgorica sostiene apertamente che questo documento vuole cambiare la Costituzione montenegrina. Il ministro degli Esteri e degli Affari europei Milan Rocen ha affermato: «I serbi in Montenegro sono il nostro popolo. Qui. A loro bada lo Stato Montenegro per questo è assolutamente insensato che della cosa si occupino anche altri». I media montenegrini ritengono che a Belgrado non riconoscono l'esistenza di un popolo montenegrino e che i principali fautori di una simile ideologia sono la Chiesa ortodossa e l'Accademia delle scienze, entrambi iper attivi nel diffondere un messaggio ultranazionalista proprio ai tempi di Milosevic. A Podgorica sono convinti che sia che a Belgrado comandi Milosevic o Tadic non si rinuncia certo all'idea della Grande Serbia. E pensare che Serbia e Montenegro vogliono entrare in Europa.