Non sarà traumatico il piano di recupero del complesso di Padriciano mportato avanti dal Gal. Nell'area di circa 58 mila metri quadri verranno confermate le asasociazioni che sono già operative al suo interno e, anzi, per gli edifici più fatiscenti o in precarie condizioni saranno previsti specifici interventi di riqualificazione, grazie al contestuale utilizzo di fondi sia pubblici che privati. Come ha annotato la presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, l'intervento punta al restauro e alla valorizzazione del sito e alla realizzazione di un polo funzionale ecosostenibile. L'assemblea pubblica di ieri, in tal senso,«costituisce un appuntamento di rilievo finalizzato a recepire le istanze del territorio e a condividere le strategie progettuali».
di Cristina Polselli su Il Piccolo del 16 marzo 2011
Un sistema autosufficiente che in ogni sua attività riesce ad auto alimentarsi. Energia alternativa che prevede l'utilizzo di biomasse, geotermia, fotovoltaico ed eventualmente eolico utilizzando strutture già esistenti. Ecco come si presenta l'area del ex campo profughi di Padriciano nello studio di fattibilità presentato, ieri ,al Centro Culturale Skala di Gropada dal Gruppo di azione locale. In parallelo alla riconferma delle attività per tutte le associazioni già presenti, il progetto è pensato per una riqualificazione complessiva dell'area destinata a servizi connessi con il territorio, con un occhio di riguardo al settore culturale e sociale. L'intervento punta al restauro e alla valorizzazione del sito realizzando un polo funzionale eco sostenibile.
Il Gal, espressione di diversi comuni di Trieste, della stessa Provincia e delle associazioni di categorie più importanti del territorio, è stato ritenuto l'ente più rappresentativo e competente per sviluppare il piano di rivalutazione dell' ex campo. Il percorso, iniziato in autunno dello scorso anno, ha portato all'idea di un'utilizzazione diversificata dell'area, ora utilizzata solo in minima parte, puntando allo sviluppo del welfare, dell'economia e del settore socio-culturale. Nello studio di fattibilità si ipotizza il recupero ambientale di una area degradata, la creazione di un polo sinergico di strutture necessarie alla cittadinanza, non sempre presenti sul territorio, e la realizzazione di un compendio autosufficiente dal punto di vista ambientale ed economico.
A tutto questo, si aggiunge lo sviluppo di attività complementari carenti in zona e il recupero di edifici già esistenti. Non viene lasciato in disparte neanche il sociale, con strutture pensate specificamente per anziani giovani e bambini, come ad esempio un ostello per i dipendenti dell'Area di ricerca, una casa di riposo per anziani o un asilo nido. A livello economico invece una destinazione a parte è prevista per il settore produttivo, artigianale e di servizi in un ottica anche transfrontaliera e di collaborazione con enti di ricerca presenti nel territorio. «Sicuramente questo è solo un piano provvisorio – afferma Franz Fabec, presidente del Gal – verranno certamente introdotti nuovi stimoli sopratutto ascoltando le richieste che partono dal territorio» .
L'intera area, circa 58 mila metri quadri per un totale di 9 edifici principali e 5 secondari, ospita attualmente già diverse realtà. Il Museo dell'Unione degli Istriani, la sede del soccorso alpino speleologico, il Consorzio boschivo, il Comitato coordinamento di borgate carsiche e varie altre associazioni sportive, sociali e cultuali. Riguardo il piano di investimento, esso prevede sia contributi pubblici che privati. La regione, la provincia e il comune contribuiranno con finanziamenti locali, fondi europei inoltre sono stati previsti per diversi progetti di ricerca e a livello privato si fa affidamento su sponsorizzazioni di banche e società finanziarie che, a diverso titolo, entreranno a far parte del progetto. «La Provincia – sottolinea la presidente Maria Teresa Bassa Poropat – si è fatta carico del recupero dell'ex campo profughi di Padriciano per restituire, finalmente, questo importante pezzo di territorio a chi davvero appartiene».