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Italiani e Zara: ragazze, tabacco e maraschino (Slobodna Dalmacija 09 mar)

I fratelli Franco e Paolo Luxardo, discendenti della famiglia che nella propria fabbrica iniziò la produzione di uno dei più noti “brand” zaratini, il celebre liquore “Maraschino”, sono tornati nella nativa Zara.

Solo per breve tempo, a dir il vero, per regalare al Dipartimento di Italianistica dell’Università zaratina la più grande collana di classici della letteratura italiana “ I Classici Ricciardi”, curata da storici e critici letterari di massimo livello.

– Solo la cultura e la conoscenza reciproca possono evitare le tragedie che hanno caratterizzato la storia di questi nostri spazi adriatici – ha detto Franco Luxardo nella sua emotiva allocuzione dinanzi agli studenti zaratini, riandando col pensiero al destino toccato alla sua famiglia.

Suo padre Giorgio fu l’unico dei quattro fratelli Luxardo a sopravvivere alla Seconda Guerra Mondiale, riuscendo a fuggire con la famiglia da Zara ed a rifondare a Padova la distilleria che è attiva anche oggidì: la gestisce la sesta generazione della famiglia Luxardo. Vi si conserva, proprio là, la vera, originale,  ricetta del rinomato liquore “Maraschino”.

Riconoscimento imperiale della qualità.

Il periodo glorioso della fabbrica zaratina “Maraska” ebbe inizio nel lontano 1821, allorché Girolamo Luxardo avvia nel porto zaratino una distilleria che, col tempo, si tramuta in vero simbolo industriale: coi suoi cinquemila metri quadri, era il più grande stabilimento industriale in tutto l’Impero Austro-Ungarico, ottenendo un particolare riconoscimento imperiale per la qualità del proprio liquore. La Prima Guerra Mondiale recò i primi problemi. La fabbrica viene chiusa ed i Luxardo ricominciano dal nulla.

In vent’anni, Giorgio, padre di Franco, restituisce alla fabbrica gli antichi splendori e nel 1939 essa diventa la maggiore distilleria del Regno d’Italia. Impiegava 200 persone, residenti in città, aveva proprie piantagioni di marasche, addirittura mezzi di trasporto aerei coi quali il liquore veniva trasportato da Zara.

– Inconcepibile per quei tempi. Fiorì anche il turismo industriale. Gli ospiti italiani arrivavano da Ancona a Zara col piroscafo, visitavano la fabbrica e se la godevano in città. Li incontrai,  anni dopo, e chiesi loro che cosa ricordassero della Zara di quei tempi. Rispondevano all’unisono : le belle ragazze, le sigarette e l’eccelso liquore della zona franca – sorride il 74 – enne Franco Luxardo.

Il periodo glorioso terminò con la Seconda Guerra Mondiale e con la tragedia della famiglia. La fabbrica fu dapprima chiusa e poi completamente distrutta nel corso dei bombardamenti alleati su Zara. Bruciò perfino una settimana.

Dei quattro figli, Nicolò e Pietro furono uccisi dai partigiani, il terzo s’ammalò, sopravvisse solo il papà di Franco, che fuggì in Italia su un peschereccio. La fabbrica “Maraska” fu confiscata e nazionalizzata dal Governo Jugoslavo nel 1945.

Mentalità dalmata.

– Mio padre non volle arrendersi nemmeno in Italia e, per la terza volta, ricominciò daccapo. Sui colli intorno a Padova pianta di nuovo le marasche e riparte con la produzione dei liquori. Codesta tenacia altro non è che questa nostra mentalità dalmata, di cui andiamo fieri – dice Franco Luxardo.

Suo padre morì nel 1963, ma la famiglia continuò la produzione del “Maraschino”. Della fabbrica che lasciarono alle spalle, a Zara, e della sua odierna produzione parlano malvolentieri; sottolineano che a Zara visitano regolarmente la tomba dell’avo Girolamo Luxardo,  che è sepolto nel cimitero cittadino.

Ana Vucetic Skrbic

(courtesy MLH)

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