L’OPINIONE DI Milan Gregoric
Leggendo spesso nei mass media italiani l’opinione che le foibe e l’esodo rappresentarono una pulizia etnica pianificata mi sia concesso citare alcuni fatti che collocano questo fenomeno in un contesto molto più ampio e complesso. Con la disfatta del fascismo nel settembre del 1943 se ne andarono d’un tratto numerose migliaia degli appartenenti alle autorità di occupazione fascista come carabinieri, finanzieri, amministratori pubblici e caporioni del partito, insegnanti eccetera, incluse le loro famiglie. Questi non possono essere considerati esuli poiché se ne tornarono nelle regioni di provenienza. Nello stesso anno dopo gli schiaccianti bombardamenti di Zara furono le forze di occupazione nazista, che allora amministravano la città, a trasferire in territorio italiano alcune migliaia di sopravvissuti. Verso la fine della guerra fu la volta dei ceti più abbienti ad abbandonare Fiume e le altre zone dell’Istria per paura sia di vendette che del communismo, che non promettevano loro niente di buono. Quando nel 1945 si incominciò a capire che la conferenza di pace di Parigi avrebbe dato Fiume alla Jugoslavia con possibilità di opzione per gli abitanti, il Cln incitò la gente ad abbandonare in massa la città sperando invano che ciò avrebbe potuto indurre i diplomatici a ritornare sulla loro decisione. Temendo che l’esodo si ripetesse anche in altri ambiti, le autorità jugoslave presero alcuni provvedimenti (il decreto di confisca dei beni per chi si allontanasse per decisione unilaterale, il dirittto di opzione solo alle persone di origine italiana ed altro). Ma quando venne assegnata alla Jugoslavia anche Pola che fino al 1947 era rimasta sotto l’amministrazione angloamericana, l’esodo si ripetè, anche in questo caso incoraggiato dall’ Italia tramite il giornale L’Arena di Pola. Per poi concludersi in condizioni analoghe nella Zona B del Tlt negli anni Cinquanta. Nessuno vuole negare che doppo il conflitto vi siano stati ripetuti atti di violenza (massacri, atti d’intimidazione, processi, pressioni economiche, chiusura dei confini eccetera), ma i dati storici dimostrano che ben altre violenze sono state perpetrate dal regime comunista ai danni delle proprie popolazioni. Il carattere complesso dell’esodo lo conferma, come pure la commissione mista degli storici (vedi punto 11 della relazione) constatando che tali persecuzioni avevano l’intento «di eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano» e di epurare in modo preventivo «gli oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell’avvento del regime communista o dell’annessione della Venezia Giulia al nuvo stato jugoslavo».