A Belgrado i titini manifestano in favore di Gheddafi (da “Il Piccolo” del 22 marzo 2011)

di Azra Nuhefendic

«Il colonnello Gheddafi è sempre stato dalla nostra parte ed è stato tra i primi a soccorrerci dopo i bombardamenti Nato sulla Serbia, portando soldi e aiuti umanitari». Questa la posizione di Joska Broz, il leader del nuovo Partito Comunista della Serbia, nipote dell’ ex presidente jugoslavo Josip Broz Tito. I membri del partito si sono radunati a Belgrado, davanti al Museo 25 Maggio, il luogo simbolo dedicato all’ex presidente Tito, per sostenere il colonnello libico Muammar Gheddafi. Secondo il presidente del Partito Comunista, la Libia è un paese dove «finora si viveva come una volta nella ex Jugoslavia, forse addirittura meglio».

Per sostenere le proprie parole Joska Broz ha ricordato che in Libia la sanità e l’istruzione sono gratis, gli studenti ricevono un salario adeguato alla professione per cui si stanno preparando, le coppie sposate ricevono dallo stato un appartamento, i prestiti sono senza interessi, i libici non devono niente a nessuno, e non hanno debiti. «Non occorre dire altro su un popolo e su un paese che ha sempre vissuto bene, purtroppo però adesso gli è capitato in sorte un destino simile a quello della Serbia, cioè di trovarsi nel mirino dei grandi e dei potenti», ha ribadito Broz.

Anche il Partito democratico serbo (Dss) ha condannato l’azione militare in Libia. «La Serbia sa molto bene che la distruzione e la sofferenza non portano alla pace e alla libertà» ha detto il portavoce Peter Petkovic, e ha invitato i politici a condannare il bombardamento della Libia e ad impegnarsi a risolvere tutti i problemi attraverso negoziati e mezzi pacifici. In Libia ci sono ancora alcune centinaia di serbi, croati, bosniaci e macedoni che hanno deciso di rimanere lì. Sono soprattutto medici e paramedici. Secondo le dichiarazioni dei rappresentanti delle ambasciate tutti continuano a lavorare normalmente, sono protetti e assistiti. La maggior parte di chi ha deciso di rimanere in Libia ha fatto tornare a casa la propria famiglia.

Secondo le affermazioni dei diplomatici chi è rimasto in Libia è preoccupato ma, considerando la situazione, non così tanto come ci si potrebbe aspettare. La Libia aveva eccellenti legami politici ed economici con la ex Jugoslavia e, dopo la disgregazione del paese, i nuovi stati balcanici hanno continuato una buona cooperazione con Gheddafi.

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