di Dario Saftich
Italiani e censimento in Croazia: una presenza storica indiscutibile
Si avvicina a grandi passi il censimento della popolazione in Croazia, che si protrarrà dal primo al 28 aprile. Il rilevamento, come nei decenni scorsi, assume grande rilievo soprattutto per le minoranze nazionali, in quanto numerosi dei diritti delle etnie dipendono dalla loro consistenza numerica su un determinato territorio. Si moltiplicano pertanto gli appelli agli appartenenti alle comunità nazionali, affinché al censimento dichiarino apertamente, senza remore di sorta, la loro identità e la loro madrelingua. Questo non soltanto contribuirà a rafforzare la posizione delle comunità minoritarie, ma sarà anche una dimostrazione che in Croazia il clima politico e sociale è mutato e che gli sforzi per fare sì che la tolleranza multietnica sia di casa, sono stati coronati da successo. Non per niente di recente sia il vicepremier Slobodan Uzelac sia il consigliere presidenziale per le questioni politiche, Siniša Tatalović, hanno esortato pubblicamente gli appartenenti alle minoranze a “uscire allo scoperto”, a esprimere liberamente la loro identità. Zagabria nel suo percorso di avvicinamento all’Unione europea ha profuso grandi sforzi non soltanto per migliorare la posizione giuridica delle etnie e per aumentare il sostegno finanziario alle attività culturali delle stesse, ma anche per favorire il rimpatrio dei profughi serbi. Un aumento del numero degli appartenenti alle comunità etniche sarebbe la migliore conferma della bontà di questi sforzi e quindi un segnale positivo per tutta la società. In questa sorta di campagna promozionale legata al censimento si è inserita ovviamente anche l’Unione Italiana con diverse iniziative tese a sensibilizzare i connazionali sull’importanza di dichiararsi italiani al rilevamento della popolazione. Nell’invito ai connazionali, diffuso dai vertici della massima organizzazione rappresentativa dell’etnia si rileva che il censimento è un’indagine di importanza vitale per tutti i cittadini, soprattutto per le Comunità nazionali minoritarie e ancor più per la Comunità nazionale italiana. I vertici dell’Unione ricordano che i dati del rilevamento possono incidere sul riconoscimento di alcuni diritti previsti dalle leggi, come l’uso ufficiale e paritetico della lingua della minoranza, l’elezione dei Consigli e dei Rappresentanti dell’etnia a livello locale e regionale, ecc. Ma quello che è importante soprattutto è che la dichiarazione di appartenenza nazionale è un dato ufficiale di riconoscimento dell’italianità del singolo. Quindi un fatto di fierezza che va al di là del mero dato statistico. Possiamo chiederci se sia giusto che siano i numeri a dettare determinati diritti su un territorio, quando sappiamo benissimo che nel caso degli italiani la presenza storica è indiscutibile. Forse sarebbe il caso che in futuro i rilevamenti seguissero altri copioni. Ma per il momento la situazione è questa e l’esortazione non può essere che quella a fare quadrato. Con la consapevolezza che questo è un segnale positivo anche per il Paese domiciliare.
(courtesy MLH)