La questione della moneta con l’effige del comandante partigiano Stane-Rozman è stata sollevata dal centrodestra di Jansa: è un simbolo comunista
di Mauro Manzin
TRIESTE La moneta da due euro emessa dalla Banca di Slovenia con l’effige del comandante titino Franc-Rozman Stane diventa ora un problema internazionale. La polemica, infatti, sull’inadeguatezza di scegliere il leader partigiano, in più con la stella a cinque punte, quale soggetto commemorativo dei nuovi due euro dal palcoscenico nazionale è stata portata con grande risonanza su quello del Parlamento europeo da un comunicato del Partito democratico della Slovenia dell’ex premier Janez Jansa e appartenente al centrodestra. «La decisione del governo socialdemocratico sloveno – si legge – di commemorare un comandante comunista ha generato forti controversie di carattere ideologico e politico. Secondo concrete testimonianze – prosegue il documento inviato a tutti gli eurodeputati esclusi i tre sloveni di centrosinistra – il comandante Franc-Rozman Stane si è reso responsabile in tempo di guerra dell’uccisione di sessanta civili». La stella a cinque punte raffigurata nella moneta da due euro altro non è, per i democratici di Jansa, se non «il simbolo dei comunisti della Jugoslavia, un movimento rivoluzionario di cui Franc-Rozman Stane faceva parte». Essi ritengono che la nuova moneta onora la rivoluzione comunista che si è «sviluppata nel contesto nel movimento di liberazione nazionale ai tempi della Seconda guerra mondiale».
Sempre i democratici sloveni hanno scritto inoltre che la maggior parte dei partiti di opposizione slovena così come la maggioranza della popolazione vede nell’emissione della nuova valuta una sorta di contraddizione in quanto proprio quei due euro dovevano rappresentare piuttosto i valori europei. L’eurodeputato dei liberaldemocratici (Lds,centrosinistra), Jelko Kacin sostiene invece che in base a un sondaggio commissionato dal quotidiano lubianese Delo il 53% degli interpellati ha definito giusta la decisione di scegliere quale soggetto commemorativo il comandante Franc-Rozman. «Il suo personale contributo – replica Kacin – alla vittoria sul fascismo e sul nazismo è profondamente legato a quelli che sono i valori fondanti dell’Europa del dopoguerra e dell’Unione europea».
I democratici di Jansa però rincarano la dose e nel comunicato condannano anche le scelte di intitolare nuove strade al maresciallo Josip Broz Tito «un dittatore comunista – viene definito – il quale è responsabile di più di un milione di morti durante la sua dittatura». Non viene risparmiato neppure l’attuale presidente sloveno Danilo Türk accusato «di aver consegnato un’onoreficenza alla fine del 2009 all’ex comandante della polizia segreta comunista Tomaz Ertl». Per Tito e comunisti, dunque, in Slovenia non è certo tempo di riabilitazione. La scomunica continua.
(courtesy MLH)