A 67 anni compiuti si è trovato in pratica a fare l’esule istriano alla rovescia. Che non ha diritti, non matura punteggi nei concorsi, riceve una miseria di addizionale sulla pensione. Né gli viene riconosciuta la qualifica di profugo. Ma Filippo Mazzaglia, nato a Pola il 4 aprile 1944, reagisce con la forza che in passato lo ha portato sul ring («combattevo contro il fratello di Nino Benvenuti, a mio avviso anche più forte…») da cui, pluricampione regionale e del Triveneto categoria pesi welter, è uscito imbattuto, almeno a livello di competizioni ufficiali, nel 1974. Da allora, un’attività nell’ortofrutta dalle parti di Udine, una famiglia con moglie e tre figli, una quotidianità ricostituita dopo il dramma dell’esodo che aveva portato il padre Salvatore, lui autostrasportatore, a riciclarsi come addetto ai vitelli e capre vicino a Tricesimo. Tutto, pur di tirare su la famiglia in maniera dignitosa. «Ecco – commenta Mazzaglia – forse nasce tutto da lì, dall’eccessivo orgoglio di mio padre che pur avendo noi perduto tutto in Istria non aveva mai voluto chiedere niente a nessuno». Né benefici, né beni, niente di niente, come se quell’avventura fosse stata solo una parentesi dolorosa. Scelta comprensibile, del resto, visti i tempi.
Ma la storia è tornata a bussare alla porta di Mazzaglia. «Siccome mia figlia è disoccupata, e avendo sentito che anche per i figli dei profughi istriani esiste una corsia preferenziale per ottenere un lavoro, sono andato alla Prefettura di Udine per ottenere la qualifica di profugo e girarla all’Ufficio del lavoro. Un documento che, mi risulta, avrebbe dovuto provvedere a spedirmi direttamente lo Stato». Agli sportelli, invece, «non risulta, mi hanno detto. Ma come, ho protestato, sono nato là, non si può nascondere un’identità. Mi hanno scritto una lettera, precisando di aver chiesto informazioni sul sottoscritto… Informazioni? Ma quali?» Da ultimo, «mi è arrivata l’ennesima lettera – racconta Mazzaglia – in cui era scritto che non erano state accertate misure di assistenza nei miei confronti, che l’archivio documenti dell’Eca era in fase di riordino, e che mi avrebbero fatto sapere eventuali novità appena possibile…» Mazzaglia adesso vive con una pensione di 500 euro mensili, 15 dei quali, ironia della sorte, gli sono stati riconosciuti dall’Inps proprio in qualità di profugo istriano.
«Quindici euro mi danno. Altro che Giorno del ricordo…»
(f.b.)
courtesy MLH