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02mag/08.04 – La morte del giornalista istriano Fulvio Molinari

Fulvio Molinari è andato avanti. Aveva 74 anni: è morto sabato notte mentre il mondo era in preghiera per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Sempre sulla notizia, così era stato durante la sua vita felice. Alle spalle una carriera giornalistica di successo che lo ha portato a guardare il mondo negli occhi, sempre in prima linea in quel calderone balcanico che attraverso la sua voce arrivava nelle case degli italiani con notizie, reportage, speciali dalle “zone calde”con quel suo incredibile accento. Come non capire subito che era uomo adriatico, di Trieste dov’era cresciuto e vissuto ma anche di quell’Istria – era originario di Orsera – alla quale era rimasto legato in modo forte. Era riconoscibile nel suo completo e radicato amore per il mare.

Qualche anno fa durante un’intervista, gli avevamo chiesto com’era nato il suo primo libro di racconti “La cagnassa ed altre storie di mare”. Ci aveva risposto descrivendo un episodio particolare: “Ero a Belgrado – aveva iniziato – con centinaia di giornalisti che attendevano la notizia sulla morte di Tito, che non arrivava mai. I giorni si aggiungevano ai giorni, in cui il non far niente bruciava le menti. Mi guardavo intorno, mi mancava la mia famiglia ma anche quel profumo del mare che era sempre parte di me. Allora, per sottrarmi all’isteria del vuoto, mi misi a scrivere aneddoti e racconti di quell’Orsera che mi portavo sempre dentro. Fu come prendere il vento al momento giusto, non riuscii a staccarmi dalla macchina per scrivere e il profumo del mare, all’improvviso, riusciì a sentirlo”.

Si emozionava nel racconto, quel mare ce l’aveva veramente dentro. E lo dimostrerà inventando manifestazioni come La Barcolana, appuntamento per appassionati convinti, sportivi decisi a conquistarsi un titolo ma anche gente che ama semplicemente stare in mare ad ammirare lo spettacolo delle vele.

Spesso usciva da solo in barca: “Poi successe una cosa spiacevole – ci aveva raccontato – in un momento di disattenzione il boma mi è arrivato dritto in testa, svenni immediatamente, per mia fortuna crollai nel pozzetto dove mi risvegliai diverse ore dopo, intontito e spaventato in mezzo al mare. Allora decisi che avrei condiviso questa passione. Per fortuna mia moglie era una donna di mare, come me”.

Forse anche di più. Sua moglie, (scomparsa qualche anno fa di un mare incurabile, proprio come Fulvio) era una patita di immersioni subacquee. Molinari ce lo raccontò divertito: “Alla mia età ho seguito dei corsi per scendere con lei ed ho scoperto un nuovo mondo. Un esempio: ho incrociato mille volte con la mia barca al largo dell’isola di Bagnoli a Rovigno. Ebbene c’è una grotta in fondo al mare dalla quale si accede in un mare interno proprio al centro dell’isola. Raggiungerla è stata una delle più belle esperienze della mia vita”.

La Barcolana, il premio giornalistico Lucchetta, e tante altre iniziative portano il suo nome, eppure era un uomo schivo che non faceva fatica a parlare in pubblico nelle occasioni ufficiali ma che era riservato e quasi timido nei rapporti quotidiani. Respirava a pieni polmoni in barca. In occasione di una viaggio intrapreso per realizzare una trasmissione di TV Capodistria, ospite a bordo, divenne subito il comandante. La barca scivolava via guidata con sapienza e i suoi racconti ammaliavano l’equipaggio. Si guardava intorno come se stesse salutando vecchi compagni. L’abbiamo ritrovato, con il suo rapporto profondo con il mare ne “L’isola del muto”, romanzo che ci ha fatti navigare nell’avventura di un mare conosciuto ma sempre in agguato, che regala molto ma esige rispetto, come Fulvio. Un ultimo commosso saluto, Capitano.

Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it

 

 

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