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Quando a Torino il prefetto temette un attentato a Tito (Il Piccolo 26 apr)

di Roberto Carella

«Spiegavo a Tito la storia di Palazzo Madama e del Senato Subalpino. Mi gelò dicendo: ‘Questo lo so già’.  Volevo metterlo a suo agio. Ma alla fine ci riuscii solo con whysky e un buon sigaro. Avevo comunque timore di un attentato. Erano infatti gli anni Settanta e a Torino c’erano moltissimi esuli istriani e dalmati. Così, quando Tito andò alla Fiat da Agnelli diedi l’ordine alla scorta e all’auto del presidente della Jugoslavia di correre a non meno di 120 orari…».

A parlare è l’allora prefetto di Torino, Giuseppe Salerno, in un’intervista pubblicata postuma in un libro scritto dal giornalista Antonio De Vito (“La finestra del Prefetto, Mezzo secolo di storia nel paese delle riforme incompiute”, pagg. 232 pagine, Miraggi Edizioni, euro 15,00), con l’introduzione dell’ex sindaco Diego Novelli e con articoli “storici” fra cui quello di un giovane Eugenio Scalfari. Il libro trae spunto da un’intervista fatta da De Vito (già giornalista dell’Unità e della Stampa) a un prefetto che ha dovuto gestire gli anni di piombo in una città in prima linea.

E ne escono due verità: 1) nella burocrazia e nella politica assistiamo a uno spettacolo spesso indecoroso come negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. 2) Ma a volte un burocrate sa riscattarsi con il cuore e l’intelletto. Scalfari aveva criticato aspramente l’operato dell’allora commissario straordinario Salerno nella città di Palermo, troppo asservito ai comitati d’affari e ai costruttori. Ma Diego Novelli ha poi trovato nel Salerno prefetto di Torino un alto burocrate di grande equilibrio che, rischiando la carriera, ha risolto il problema dei senzatetto e lo ha aiutato nei giorni più tumultuosi. Insomma, un’evoluzione, una catarsi. Ma nello specchio dell’intervista, nelle parole di Novelli e nei commenti di De Vito scopriamo un’amara verità: poco è cambiato nella società italiana. Salerno, per esempio, ricordava: «A Novara arrivò il ministro sovietico del commercio estero, Patolicev, a tavola mi disse: la vostra situazione economica è buona, ma avete attaccata al piede la palla di piombo del Sud». Vi pare sia cambiato qualcosa? È arrivata la Lega, è salito al potere Berlusconi, Prodi è imploso, Mani pulite è un ricordo, il Muro di Berlino rimane solo per i turisti, eppure l’Italia viaggia a due velocità. Anzi, a tre. E l’ultima è vicina allo zero.

(courtesy MLH)

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