Presentato un documentario che parla di esuli e rimasti E di cucina
La regista italiana Cristina Mantis conquistata dall’Istria
BUIE – Una storia dai significati profondi che parla di esuli, di rimasti, ma anche di prelibatezze culinarie istriane. Si tratta del documentario dal titolo “Magna Istria”, presentato sabato in occasione del raduno della Mailing List Histria presso la CI di Buie. In sala la regista dell’opera, Cristina Mantis, assieme alle autorità, tra cui la presidente del sodalizio buiese, Lionella Pausin Acquavita, e il presidente dell’Assemblea dell’UI, Furio Radin.
L’evento è stato un’ottima occasione per una chiacchierata con la regista, Cristina Mantis. “Quando sono stata invitata a fare questo film non conoscevo molto l’Istria. L’idea era di raccontarla attraverso il cibo; ci voleva, però, una trama, una storia filmica. Ho pensato che vista la rinomanza della cucina istriana e la conoscenza con Francesca Angeleri, nipote di esuli, si sarebbe potuto realizzare qualcosa di bello”.
Nell’introduzione troviamo Francesca che perde il libro di ricette della nonna e si mette alla ricerca di Magna Istria, il prezioso documento. “In questo lungo viaggio – racconta la regista – la ragazza fa un’escursione nella storia. La pellicola tratta di molti argomenti, ma la prima urgenza è stata quella di parlare di qualcosa di cui si sa pochissimo. L’indignazione personale (per la poca informazione, nda.), in quel momento mi ha portato a voler cavalcare l’onda di questo sentimento”. La Mantis si è sentita, così, partecipe di un mondo che, anche se non le appartiene, vede come un luogo accogliente e disponibile, oltre che morfologicamente bello.
SERVE PIÙ INFORMAZIONE
Qualche accorgimento sulla situazione italiana l’ha fatto: “Non è giusto che in un momento come questo, in cui l’Italia si sta svegliando, noi non facciamo i conti con quella che è davvero la nostra storia – ha sottolineato in modo deciso – è impossibile che giovani generazioni crescano non sapendo che l’Istria era italiana, che tutta la vicenda dell’esodo è stata insabbiata volutamente”.
La regista fa, poi, riferimento alla poca informazione su quella che è oggi la Comunità Nazionale Italiana. “Mentre giravo il documentario ho conosciuto svariate persone, sia esuli che rimasti. Questo mi ha consentito di avere una panoramica completa e obiettiva (fondamentale per un documentario) della situazione.
Alcuni intervistati mi hanno fatto capire che partire o restare è stato doloroso per tutti. Il documentario è un po’ una pennellata di quello che è successo in Istria. Forse avremmo dovuto lasciare un po’ di spazio in più ai rimasti, ma la storia partiva dall’Italia e dagli esuli, per cui per la produzione è stata quasi un’induzione concentrarsi di più sugli esuli”.
“La vita è sempre una questione di incontri. L’incontro con una persona, con un luogo, è questione di chimica. Io al primo impatto con l’Istria ho percepito subito un’alchimia forte – così Cristina Mantis descrive le sue sensazioni per una regione geografica davvero unica al mondo -.
Se non fosse stato così, se non avessi avuto queste sensazioni, non avrei potuto fare questo documentario. Quest’identità istriana dove convergono diverse etnie determina il suo fascino. Non si può dare un’identità precisa: sono tante e si fondono. È questa la cosa fantastica dell’Istria. Ho trovato dei luoghi autentici. Una bella gioventù. C’è freschezza; per non parlare della cucina, delle ‘granseole’, dei tartufi e del vino”. Infine un appello ai giovani: “Ragazzi, godetevi la vostra Istria e continuate a difendere la vostra terra!” (dk)
(courtesy MLH)