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01ago/15.41 – Papa contro diocesi Pola: risarcite Benedettini italiani

Come prevedibile, la posizione assunta dalla Santa Sede in merito al risarcimento dovuto ai frati benedettini di Praglia, già proprietari del vasto complesso abbaziale di Daila ed espropriati dal regime di Tito, ha scatenato in Croazia un autentico terremoto politico e diplomatico. Per il governo di Zagabria, il premier signora Jadranka Kosor ha annunciato di aver scritto una lettera al segretario di Stato card. Tarcisio Bertone e di accingersi ad inviarne un’altra al Pontefice, nella quale certamente ribadirà – come è opinione generale in Croazia – non avere i religiosi italiani alcun diritto a restituzioni o risarcimenti da parte dell’attuale a Diocesi di Parenzo-Pola, come invece stabilito dal documento stilato e sottoscritto dal vicecamerlengo di Santa Romana Chiesa mons. Abril y Castelló a nome e per conto della Santa Sede.

 

Il nunzio apostolico a Zagabria, mons. Mario Roberto Cassari, è stato convocato dal ministro degli Esteri Jandrokovic, mentre l’ambasciatore accreditato in Vaticano Vucak è stato richiamato dalle ferie. Impensabile, sino ad ora, un contenzioso di tal genere e di tale portata tra Chiesa di Roma e di Croazia. Per altro verso, il quotidiano triestino “Il Piccolo” riporta l’opinione dell’ex ambasciatore croato in Vaticano, Ivica Mastruko, secondo il quale lo Stato croato non avrebbe dovuto cedere alla Diocesi istriana la tenuta di Daila, per la quale la Chiesa fu risarcita dall’Italia in base agli Accordi di Osimo.

 

Ma i benedettini rifugiatisi nel dopoguerra a Praglia mostrano di tenere fermo il principio, tant’è che presso uno studio notarile di Pola avrebbero costituito la Società «Abbazia d.o.o.» a beneficio della quale dovrebbero essere trasferiti i beni contesi o il loro equivalente in denaro, circa 25 milioni di euro se non qualcosa in più: alternativa più praticabile della restituzione dei beni immobili, in quanto la gran parte dei 200 ettari della tenuta di Daila è stata venduta proprio dalla Diocesi croata. Ma c’è di più: poiché, figurarsi, la destinazione d’uso è stata modificata e si inserisce ora in un’area ad alto valore turistico, il valore degli immobili è cresciuto in misura esponenziale; al contempo, eventuali interessati non potrebbero perfezionare l’acquisto poiché si tratta di beni oggetto di contesa in tribunale.

 

Nel frattempo la questione è dilagata su tutti i media italiani, da “La Stampa” al “Corriere della Sera”, dal “Messaggero” al “Gazzettino”. C’è, evidentemente, materia per un contenzioso arduo e interminabile, ne seguiremo con interesse l’evoluzione.

 

© Anvgd nazionale

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