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Baruffe su Tito a Lubiana e Zagabria (Il Piccolo 05 ott)

Chi la vuole non può averla, chi ce l’ha non la vuole. Che cosa? Ma una piazza o una via intitolata al defunto Maresciallo Tito. Lubiana vuole dedicargli una via, il consiglio comunale approva ma la Corte costituzionale boccia la delibera. Zagabria non vuole più che una delle sue più belle piazze sia intitolata a lui, ma nessuno vuole cancellarne il nome. La toponomastica dedicata a quello che fu il padre-padrone della Jugoslavia continua ad infiammare gli schieramenti nei Balcani. Nella capitale croata la lotta è aperta. A rinfocolare gli animi ci ha pensato la costola croata del Comitato di Helsinki. Il suo presidente, il discusso e discutibile Zvonimir Cicak, ha parlato chiaro: «Non è ammissibile che ci sia nel centro della capitale una piazza che porta il nome del dittatore comunista jugoslavo, soprattutto dopo la scoperta di molte fosse comuni di cui lui fu l’unico responsabile». Per il Comitato il nome di Tito è la negazione dei diritti umani e suscita in moltissimi cittadini il ricordo di un passato buio e tormentato.

 

La modifica del nome di quella che, dopo piazza Ban Jelacic è sicuramente il più bel spazio urbanistico della capitale, viene chiesta già da anni anche dal movimento civico “Il cerchio per la piazza” che propone quale nuovo nome quello di piazza del Teatro visto che al suo centro si staglia lo splendido palazzo che ospita la sede del Teatro nazionale croato, oppure chiede che si converga su un altro nome «nuovo, civile e degno di essere onorato». Il maggio scorso un centinaio di manifestanti con tanto di cartelli alla mano hanno protestato in piazza Tito contro piazza Tito. «La lotta per la cancellazione dai luoghi pubblici di tutti i simboli del terrore, del crimine e del totalitarismo – hanno detto – non è una battaglia solo in favore della Croazia, ma una difesa della democrazia e della libertà». Eppure neanche il defunto presidente croato Franjo Tudjman, che di Tito assaggiò la galera, nè il partito attualmente al potere, l’Hdz, hanno mai voluto che il nome di Tito fosse cancellato. L’unico che ha definito «una vergogna» il sopravvivere del nome del Maresciallo sulla piazza zagabrese è Tomislav Karamarka, recentemente rientrato nei ranghi accadizetiani. Eppure Karamarka vuole ricostruire un’Hdz come ai tempi di Tudjman, il quale, come detto, non volle togliere la targhetta di Tito dalla piazza della discordia. Una sorta di contraddizione ideologica, insomma. E che il padre della Croazia indipendente non volesse modificare la toponomastica dedicata a Tito lo conferma anche il figlio Miroslav Tudjman: «Mio padre non ha mai voluto cambiare nome alla piazza perchè una simile azione era contraria alla sua idea di riconciliazione».

 

Due anni fa nel consiglio comunale di Zagabria ci fu la proposta di indire un referendum civico sulla possibilità o meno di cambiare il nome a piazza Tito, legandolo alle allora elezioni municipali. Ma non se ne fece niente, contro la proposta votò sia l’Hdz che la Sdp (socialdemocratici). Chi invece voleva dedicare una via a Tito (o meglio una bretella nella zona Nord della capitale) dovrà farne a meno. La Corte costituzionale slovena, infatti, ha cassato la delibera con cui il consiglio comunale di Lubiana aveva deciso quasi due anni fa di intitolare una strada al defunto Maresciallo. «La figura di Josip Broz-Tito – si legge nella sentenza della Corte – simboleggia l’ex regime totalitario e qualsiasi magnificazione del totalitario regime comunista è anticostituzionale». «Il nome Tito – proseguono i giudici – non simboleggia solo la liberazione della Slovenia dall’occupazione fascista durante la Seconda Guerra mondiale, ma anche il regime comunista totalitario del dopoguerra caratterizzato da ampie e profonde violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali». Chissà come la pensano a Capodistria dove la bella piazza che ospita la storica loggia resta intitolata a Lui, all’odiato-amato Maresciallo?

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 5 ottobre 2011

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