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Carpi: contraddizioni e polemiche per il cippo agli Infoibati

Al Direttore de “L’Informazione.com”
Sig. Francesco Spada
Bologna

 

Gentile Direttore,

 

Si legge su “L’Informazione.com” del 6 novembre scorso della «scomunica» impartita da Rifondazione comunista al suo consigliere comunale Lorenzo Paluan, reo di aver espresso voto a favore della realizzazione di un monumento alle vittime delle Foibe a Carpi, con motivazioni che ancora una volta esprimono l’enorme ritardo culturale e il rigido conformismo ideologico di una posizione che non ha strumenti di lettura della storia se non la cieca fedeltà al dogma di partito.

 

Viene dunque riproposta una versione delle tragiche vicende del confine orientale riconducibile alle posizioni di stretta osservanza togliattiana e comunista, secondo le quali gli eccidi delle foibe e l’esodo della popolazione italiana di antico insediamento storico (e non “importata” dal regime fascista) altro non furono che la conseguenza della repressione ai danni delle comunità alloglotte nella Venezia Giulia e in Dalmazia. Una “velina” che la politica e la storiografia contemporanee hanno ampiamente smentito almeno nell’ultimo decennio, ricostruendo finalmente – sia pure tardivamente – i veri contorni del drammatico contesto nel quale le vittime delle stragi titoiste e i 350.000 profughi dall’Istria, da Fiume e da Zara si trovarono al momento della dissoluzione dell’autorità italiana e dell’occupazione jugoslava di quei territori.

 

È in realtà sorprendente come, nonostante gli ampi dibattiti ospitati dai media nazionali a partire dalla metà degli anni Novanta e la ricca produzione scientifica ad opera di studiosi di diversa formazione (come, ad esempio, Elio Apih, Marina Cattaruzza, Egidio Ivetic, Raoul Pupo, Roberto Spazzali ed altri), i tardi epigoni dell’osservanza dottrinale, ridotta ormai ad alibi utile alla propria sopravvivenza, ripropongano fuori tempo massimo quella versione che offende le vittime, peraltro in grande parte non «fasciste» ma civili, esponenti di quella popolazione italiana che si intendeva con il terrore obbligare all’esodo per sancire il diritto jugoslavo sulla Venezia Giulia, ben prima di ogni trattativa di pace.

 

La «scomunica» di partito al consigliere Paluan, oltre a rievocare lo stile delle sentenze dei «tribunali del popolo» – che nei territori ceduti spogliarono i cittadini italiani di ogni ceto dei beni di proprietà, e se ebbero salva la vita fu tanto – contiene, quanto si legge sul quotidiano on line – la logora equazione fascismo-foibe, smentita dalla ricerca storica più qualificata e rifiutata dallo stesso Leo Valiani nei suoi interventi degli anni Novanta; ed adombra in maniera inquietante un giustificazionismo che ripugna alla libera coscienza ed offende le vittime innocenti. Nulla suggerisce ai custodi dell’ortodossia marxista la legge istitutiva del Giorno del Ricordo (10 febbraio), votata pressoché all’unanimità di centro-destra e centro-sinistra, né le cerimonie annualmente tenute al Quirinale dal 2005, alla presenza del Presidente Ciampi prima e Napolitano poi, né il conferimento in quella sede di onorificenze ai congiunti degli infoibati. E tanto meno colgono – o invece censurano, quei custodi – i significati dell’omaggio congiunto dei tre Presidenti (l’italiano Napolitano, lo sloveno Türk e il croato Josipovic) al Monumento all’Esodo, il 13 luglio dello scorso anno a Trieste, un evento di enorme portata storica e morale; così come non colgono – o censurano – il senso del concerto tenutosi il 3 settembre scorso nell’Arena di Pola (luogo simbolo dell’esodo giuliano-dalmato) alla presenza delle rappresentanze degli Esuli, della Comunità degli Italiani e di un vasto pubblico croato, per iniziativa dei Capi di Stato italiano e croato, il cui discorso congiunto conteneva, tra gli altri, il passaggio che segue:

 

«[…] Questa è l’occasione per ricordare la tragedia delle vittime del fascismo italiano che perseguitò le minoranze e si avventò con le armi contro i vicini croati, e sempre operò contro la libertà e la vita degli stessi italiani. Questa è l’occasione per ricordare le vittime italiane della folle vendetta delle autorità postbelliche dell’ex Jugoslavia. Gli atroci crimini commessi non hanno giustificazione alcuna. Essi non potranno ripetersi nell’Europa unita, mai più. Condanniamo ancora una volta le ideologie totalitarie che hanno soppresso crudelmente la libertà e conculcato il diritto dell’individuo di essere diverso, per nascita o per scelta […]».

 

Con distinti saluti,

 

Patrizia C. Hansen
Ufficio Stampa
Sede nazionale ANVGD

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