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La poesia di Lina Galli in scena (Il Piccolo 15 dic)

«Una busta malconcia con un’infinità impressionante di biglietti, bigliettini, appunti», che la poetessa Lina Galli aveva raccolto negli anni ’50, è capitata fra le mani dello storico Roberto Spazzali, all’Irci, mentre raccoglieva materiali di storia orale e di memorie nei suoi studi sul problema del confine orientale. A queste testimonianze ha dato la forma di un’azione drammatica in sei quadri, «Il vertice capovolto», che domani, alle 20, al Teatro Miela il Circolo “Maritain” presenterà nell’ambito della manifestazione “In mezzo al mare si mise a nuotar…”, connubio tra La Bancarella, rassegna del libro dell’Adriatico Orientale, e il festival di musica e teatro “La sera del dì di festa”.

 

Ne saranno interpreti le attrici della Contrada di Trieste e del Dramma Italiano di Fiume: Elke Burul, Alida Delcaro, Enza De Rose, Miriam Monica, Elvia Nacinovich, Marzia Postogna. La regia è di Maurizio Soldà. «La scena – spiega Roberto Spazzali – si svolge in un centro di raccolta profughi di una città italiana nell’immediato dopoguerra. E l’azione è condotta da sei figure femminili, perché le figure maschili sono totalmente assenti, ridotte a ombre evocate nei dialoghi. Mi sono riferito a un precedente straordinario, “Le Troiadi” di Euripide. Anche lì ci sono solo donne, vittime di una barbara guerra, e gli uomini sono stati sconfitti. A quelle donne spetta l’onere morale e materiale di ricostruire gli affetti, di mantenere viva una memoria e di volgere lo sguardo in avanti, sapendo benissimo che il dolore si trasforma sempre in cupo rancore ogni qualvolta si evoca quella felicità spezzata».

 

Voci intime e profonde che assumono un carattere universale saranno le donne evocate da Spazzali. «Se le memorie dividono, c’è una grande storia che è un fil di ferro, talvolta anche arrugginito, che lega tutti noi. Il testo chiude senza luce, perché nel ’47 o nel ’48 non si poteva ancora pensare che ci fosse un finale positivo. Questo testo può portare una riflessione al presente sui drammi che lacerano altri popoli del mondo, che sono ancora divisi pur appartenendo tutti alla stessa terra».

 

Maria Cristina Vilardo

“Il Piccolo” 15 dicembre 2011

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