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Diplomazia internazionale: restituire beni confiscati da ustascia (Voce del Popolo 29 dic)

I rappresentanti diplomatici accreditati in Croazia premono affinché il nuovo governo affronti con maggior interesse la questione dei beni confiscati dal regime ustascia di Ante Pavelić. Lo scopo dell’iniziativa consiste fondamentalmente nello spingere le autorità di Zagabria a implementare la legge relativa alla restituzione o al risarcimento dei beni nazionalizzati o confiscati dal regime comunista jugoslavo, senza fare distinzioni tra cittadini croati e stranieri. Il valore dei beni confiscati dal regime di Tito è stato stimato dagli esperti attorno al miliardo di kune. A beneficiare dell’iniziativa dei diplomatici stranieri sarebbero principalmente gli ebrei, ma anche cittadini austriaci, tedeschi, italiani e sudamericani, in primo luogo argentini e venezuelani.

Da fonti ufficiose si apprende che fino ad oggi alle autorità croate sono state presentate circa 200 richieste di risarcimenti da parte di cittadini israeliani. I beni confiscati agli ebrei dal regime ustascia spesso sono palazzi di grande pregio situati nelle principali città del Paese, ad esempio l’odierna sede centrale dell’HDZ o la sede di un ministero in via Maksimir, entrambe a Zagabria. Molti dei beni confiscati agli ebrei dal regime di Ante Pavelić, dopo la Seconda guerra mondiale furono nazionalizzati dalle autorità comuniste e assegnati a personalità di spicco del regime di Tito. È questo il caso di Villa Rado nella quale abitò Vladimir Bakarić, presidente della Lega dei comunisti della Croazia dal 1948 al 1969, considerato uno dei più stretti collaboratori di Josip Broz Tito. L’abitazione è oggi reclamata da una famiglia israeliana. Una famiglia tedesca chiede, invece, che le sia restituito un edificio, in via Masaryk a Zagabria. Nell’immobile in questione è situato l’appartamento utilizzato in passato dall’ex ministro delle Infrastrutture, Božidar Kalmeta.

Dal momento del varo della legge sulla restituzione dei beni nazionalizzati o confiscati dal regime comunista jugoslavo, sono oltre 4.200 le richieste di rimborso presentate da cittadini stranieri. Queste domande inizieranno ad essere vagliate a partire dal 2015. Si tratta di domande presentate da persone le cui richieste prima del luglio scorso erano state respinte in quanto la Croazia non riconosceva loro il diritto ad alcun tipo di indennizzo. All’epoca, infatti, la Croazia acconsentiva a risarcire solo i cittadini dei Paesi con i quali aveva firmato appositi accordi bilaterali.
Ad insistere sulla questione sono in particolar modo gli Stati Uniti. Lo prova l’interessamento dimostrato dal vicepresidente americano, Joe Biden, e dai funzionari del Dipartimento di Stato alla cui guida c’è Hillary Clinton. Lo stesso ambasciatore statunitense a Zagabria, James Foley, ha menzionato in diverse occasioni la faccenda. L’ambasciatore americano ha però precisato che a prescindere dal diritto di molti cittadini statunitensi ad essere risarciti, bisogna tenere conto della situazione finanziaria ed economica nella quale versa la Croazia. L’argomento era stato affrontato anche in occasione della visita dell’ex primo ministro Jadranka Kosor in Israele. All’epoca il premier dichiarò che gli israeliani avevano voluto discutere della materia, ma senza esercitare pressioni nei confronti della Croazia.

Ad aprire le porte alle domande di risarcimento dei cittadini stranieri è stata una sentenza emessa nel settembre 2010 dalla Corte suprema, che si era espressa a favore di una richiesta presentata in tale senso dagli eredi di una cittadina brasiliana, Zlata Ebenspanger. Interpellato in merito alla questione, il ministro della Giustizia, Orsat Miljenić, si è limitato a dichiarare che la questione deve essere affrontata in maniera obiettiva.

 

(fonte “La Voce del Popolo” 29 dicembre 2011)

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