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Daila, la Croazia perderà la causa? (Il Piccolo 13 gen)

Secondo il parlamentare istriano Damir Kajin, la Croazia perderà la causa giudiziaria relativa alla tenuta di Daila presso Cittanova, un immobile del valore commerciale di 100 milioni di euro che sta alimentando molti appetiti. Come spiegato su alcuni organi di stampa, lo stato croato dovrà restituire ai monaci Benedettini di Praglia, abbazia storica situata in provincia di Padova, non solo i 200 ettari di terreni richiesti e pattuiti con la Diocesi di Parenzo–Pola, ma l’intera tenuta pari a 560 ettari.

 

Se le previsioni di Kajin dovessero rivelarsi esatte, sicuramente succederà il pandemonio visto che la Diocesi negli ultimi anni ha venduto o svenduto circa 180 ettari della tenuta ad acquirenti intenzionati ad avviare attività economiche, soprattutto nel campo del turismo. Di conseguenza, i contratti di compravendita verranno invalidati. Si sbaglia chi sostiene che il contenzioso è stato risolto nell’ambito degli Accordi di Osimo. Tali accordi, spiega Kajin, riguardano l’Italia e l’ex Jugoslavia, ma non il Vaticano. E proprio a Osimo si richiamano in molti. In primo luogo il vescovo istriano Ivan Milovan e l’ex ministro croato della giustizia Drazen Bosnjakovic che nell’agosto scorso, con una mossa unilaterale a sorpresa ha assegnato l’immobile allo stato, giustificando tale passo come restituzione della tenuta al legittimo proprietario.

 

Secondo il ministro, negli anni ’90 era stato un errore assegnare la tenuta alla Parrocchia di Daila e alla Diocesi visto che la chiesa era stata risarcita dei beni nazionalizzati, proprio nell’ambito di Osimo. Stando a Kajin, il nocciolo della questione sta nel fatto che i monaci, come persone fisiche, non erano proprietari di Daila, ma l’ordine dei Benedettini sì, come sottolineato dal Vaticano. Ma non solo, aggiunge Kajin: i monaci furono cacciati dalla tenuta nel 1948 e quindi non si possono considerare optanti e neanche la loro proprietà può venir rapportata a quella degli optanti. La vicenda, molto ingarbugliata secondo il deputato, ha fatto litigare Zagabria con la Santa Sede e con i vertici della chiesa croata, che sono in linea con le posizioni del Vaticano. «Eppoi – a giudizio di Kajin – è stato ridimensionato il ruolo del vescovo istriano che stimo molto, con la nomina del vescovo coadiutore Drazen Kutlesa, chiaramante inviato dal Papa. La vicenda viene a trovarsi sotto la lente d’ingrandimento internazionale. L’epilogo più plausibile lo si avrà alla Corte di Strasburgo, visto che i trattati internazionali sono al di sopra delle leggi croate».

 

(fonte “Il Piccolo” 13 gennaio 2012)

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