«Addio Balcani». Questo il tono con cui la stampa croata ha accolto la volontà dei croati, che si sono espressi in favore dell’ingresso del Paese nell’Ue dal luglio 2013 come 28mo Paese membro. Al titolo di uno dei maggiori quotidiani, il Vecernji List, fa eco l’influente Jutarnij List, che sottolinea come i cittadini croati abbiano sottoscritto per la seconda volta in poco meno di due decadi un cambiamento storico per il Paese, dopo aver aperto la strada all’indipendenza nel 1991. La Croazia si avvia quindi a diventare il secondo Paese «in fuga» dall’ex Jugoslavia verso l’Europa, dopo la Slovenia.
«È una decisione storica, probabilmente un punto di non ritorno nella nostra storia», ha commentato il primo ministro Zoran Milanovic dopo i risultati del referendum. Il primo a congratularsi con la Croazia è stato il premier sloveno Borut Pahor il quale ha parlato di «momento storico per il Paese» confinante e per l’intera regione. Ha altresì ribadito che «l’Ue non è la soluzione a tutti i problemi», precisando però che fuori dall’Europa per Slovenia e Croazia sarebbe stato ancor più difficile collaborare alla creazione delle contromisure contro l’attuale profonda crisi socio-economica.
Per il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo «il referendum popolare ha confermato la strada che porta la Croazia ad essere uno Stato dell’Unione europea. Per la nostra regione è un segnale importante che rinforza e assegna una nuova dimensione ad anni di collaborazione e di cooperazione, avvicinando sempre più le popolazioni in questa parte dell’Europa». «La vittoria del “sì” è un segnale importante per la speranza europea e un incoraggiamento a consolidare l’Unione», ha affermato invece l’europarlamentare del Pd Deborah Serracchiani, membro della delegazione mista Ue-Croazia. Plauso anche del presidente della Commissione Ue, Josè Barroso il quale ha invitato il governo croato a portare ora a termine tutti gli adempimenti ancora inevasi.
(fonte “Il Piccolo” 24 gennaio 2012)