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07feb12 – Negazionismo che serpeggia anche al confine occidentale

Nelle sale della Biblioteca Civica di Ventimiglia è allestita una mostra di impostazione evidentemente giustificazionista, se non negazionista, aperta a pochi giorni dal 10 Febbraio come accaduto in altre circostanze negli anni scorsi, con il palese intento – peraltro ormai relegato a frange dell’estrema sinistra che si richiamano a ideologie totalitarie ricusate dalla coscienza contemporanea – di contrastare le iniziative assunte per commemorare il Giorno del Ricordo; ma anche, più ampiamente, per tentare di condizionare la corretta conoscenza, da parte della pubblica opinione, degli eventi richiamati dal dettato della Legge istitutiva del 10 Febbraio.

 

Ancora una volta la Sede nazionale dell’Anvgd è intervenuta con il comunicato che segue, pubblicato oggi, 8 febbraio, dalla testata on line «SanremoNews».

 

“Apprendiamo da ‘Sanremo News’ della mostra ‘Foibe e crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945’ allestita a Ventimiglia con la consueta tempestività da parte di frange giustificazioniste e negazioniste sopravvissute alla fine storica delle ideologie totalitarie del Novecento, proprio in coincidenza con l’avvicinarsi del Giorno del Ricordo dell’esodo italiano dai territori di antico insediamento storico e degli eccidi delle Foibe. L’esposizione in oggetto ripropone, con ottusa e stantìa pervicacia, l’equazione fascismo-Foibe-esodo che la storiografia contemporanea e le istituzioni italiane – dal Quirinale alle Prefetture, dalle Camere alle Amministrazioni regionali, provinciali e comunali – commemorano ogni anno ufficialmente in ottemperanza alla Legge n. 92 del 2004 approvata pressoché all’unanimità dal Parlamento italiano ed osservata dal 2005 con la solenne commemorazione al Quirinale alla presenza e con gli interventi dei Presidenti Ciampi e Napolitano”.

 

Lo scrive l’Associazione Nazionale ‘Venezia Giulia e Dalmazia’ che prosegue: “Tale iniziativa, come è evidente dalla presentazione diffusa alle agenzie, obbedisce ai decaduti dogmi della propaganda jugoslava e togliattiana, quando la storiografia contemporanea più accreditata ha finalmente riconosciuto che gli eccidi e l’esodo giuliano-dalmato non possono essere considerati, e tanto meno giustificati, come una sia pur eccessiva reazione alle violenze italiane: piuttosto una prova generale, in quel teatro martoriato, di quell’universo concentrazionario di cui parla Hanna Arendt, che la Jugoslavia intendeva e riuscì ad applicare alle terre italiane, nel palesato disegno annessionistico che a colpi di occupazione feroce puntava al condizionamento delle trattative di pace. Il ‘Giorno del Ricordo’, nel dettato e nello spirito della legge istitutiva, non ha alcuna connotazione o intento se non quello di restituire finalmente alla nazione pagine oscurate della sua storia e alle vittime italiane dell’odio nazionale e ideologico l’omaggio del risarcimento morale, così come ha ripetutamente rimarcato il Presidente Napolitano nei suoi interventi susseguitisi dal 2007”.

 

“A quale grado sia giunto anche il percorso verso una reciproca ed inedita comprensione con i Paesi sorti dalla disgregazione dell’ex Jugoslavia – termina l’associazione – lo prova l’omaggio congiunto, il 13 luglio 2010 a Trieste, dei Presidenti italiano Napolitano, sloveno Türk e croato Josipovic al monumento all’esodo giuliano-dalmato, un evento che ha trovato ampia eco nei media italiani e d’oltre confine. E, il 3 settembre 2011, l’incontro ufficiale tra Capi di Stato Napolitano e Josipovic nell’Arena di Pola, luogo simbolo dell’esodo della popolazione giuliana, al cospetto della comunità italiana residente e della popolazione croata oggi maggioritaria. È dunque giusto che le giovani generazioni conoscano a quali aberrazioni sono giunti i regimi dittatoriali e totalitari, accanitisi nel Novecento contro popolazioni inermi per conseguire cinicamente obiettivi di espansione territoriale in nome di nazionalismi esasperati. La persecuzione e la espulsione della quasi totalità degli italiani autoctoni dall’Istria, da Quarnaro e dalla Dalmazia rientrano in questa categoria di crimini contro l’umanità”.

 

Carlo Alessi

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