Grande appuntamento per gli appassionati della vela nel fine settimana ad Andora dove è in programma la prima edizione del Trofeo Comandante Cosulich, una gara, organizzata dal Circolo nautico Andora, in collaborazione con il comune e la Fiv, che vedrà impegnate le più belle e veloci barche della Primazona che regatano il classe Libera. La manifestazione, che vedrà la partecipazione degli yachts di Altura con lunghezza fuori tutto dai sei metri e mezzo fino ai 27 metri, è stata organizzata per ricordare il presidente Comandante Paolo Cosulich.
Paolo Ulisse Cosulich, fu il patriarca dell’ agenzia marittima “Fratelli Cosulich”, nata alla metà dell’ Ottocento a Trieste, quando ancora la città era l’ultimo avamposto marittimo dell’impero austroungarico. “Fu una colonna dello shipping, un personaggio di grande rilievo – dice il giornalista Adalberto Guzzinati – che aveva scelto di vivere lontano dai riflettori, dedicando la sua vita al mondo della portualità ed alla sua grande passione, la vela, senza mai smettere di dispensare, con discrezione, consigli e suggerimenti ai giovani”. Originaria della piccola isola croata [sic!] di Lussino, la famiglia Cosulich si era trasferita a Trieste, al servizio del porto dell’ Impero Austroungarico, legando così i suoi destini a quelli del mare. Il bisnonno di Paolo, Antonio Felice, aveva iniziato l’attività alla metà dell’Ottocento, il nonno Callisto aveva costruito il cantiere di Monfalcone, il padre Antonio e lo zio Giuseppe aveva ricostituito nel dopoguerra l’ attività, dopo che nel 1935 la Cosulich Line era stata assorbita dalla Finmare e dopo che la guerra aveva di fatto cancellato il lavoro.
A Genova il giovane Paolo aveva cominciato a prendere in mano le redini dell’azienda di famiglia. “Era una bella persona oltre che un punto di riferimento, un uomo che in un porto governato dall’ informatica faceva emergere ancor di più la sua umanità” spiega il presidente degli spedizionieri genovesi Piero Lazzeri. “Nel dopoguerra ospitavamo i marittimi che avevano lavorato sulle nostre navi – raccontava nell’ultima intervista fattagli Paolo Cosulich – dormivano nel cortile della nostra sede di via Balbi e mio zio Giuseppe riuscì a proporli agli armatori americani. Fu l’inizio della nostra attività che, nel suo punto massimo, ci portò a gestire fino a sessanta navi con equipaggio italiano”. Di Genova e della Liguria amava tutto.
Claudio Almanzi
www.albengacorsara.it 16 febbraio 2012