POLA – Strage familiare ieri sera a Pola! Un delitto senza precedenti! Damir Voschion, 46 anni, ha ammazzato a colpi di pistola il padre Renato, 70 anni, il fratello Dean, 40 anni, la cognata Nataša di 36 anni, e, a rendere il delitto ancora più sconvolgente, non ha risparmiato nemmeno i figli della coppia, un bambina di sette anni, Carla, e un neonato, Mauro, di soli due mesi. L’orribile tragedia si è consumata attorno alle 19 in una casa al civico 33 di via Rohregger, sul versante meridionale di Monte Paradiso, nel rione di Veruda Porat. La chiamata al centralino della polizia è pervenuta alla 19.25 e all’istante imponenti forze di polizia hanno raggiunto il luogo del massacro. L’assassino, che viveva al secondo piano della casa familiare, si è costituito alle forze dell’ordine senza opporre resistenza. Il padre Renato viveva al pianterreno, mentre Dean Voschion, con la sua famiglia, occupava il primo piano dell’abitazione.
Cosa può aver spinto il 46.enne Damir, ex pugile, a compiere una simile strage? Gli inquirenti – sul luogo del delitto sono giunti in poco tempo il giudice istruttore Svetislav Vujić, il facente funzioni di capo della Procura di Stato regionale, Vlado Sirotić e il capo della Criminalpol della Questura di Pola, Dragutin Cestar – non hanno potuto ancora dare una risposta a questa inquietante domanda. A parte il fatto – sono stati alcuni vicini di casa a dirlo – che tra i fratelli non scorreva buon sangue, nulla avrebbe potuto far presagire qualcosa del genere. La maggior parte delle persone che conoscevano la famiglia, ha dichiarato di non aver udito nulla, ossia di non aver sentito gli spari con i quali Damir Voschion avrebbe freddato ognuno dei suoi familiari con un colpo di pistola alla testa. È probabile, quindi, che abbia usato il silenziatore e che non si sia trattato di un delitto d’impeto bensì di un omicidio che il 46.enne polese, se proprio non aveva pianificato, covava certamente nel suo intimo. Il sopralluogo è andato avanti fino a tarda notte, per cui gli inquirenti non sono stati in gradi di dire in quale ordine abbia ucciso padre, fratello, cognata e i due nipotini né tantomeno cosa abbia fatto scattare in lui la follia omicida. Per uccidere una bambina di sette anni e un neonato di due mesi ci vuole ben più di una lite tra fratelli. Spetterà agli ispettori di polizia scoprire lo scenario psicopatologico, criminologico e forense di questo crimine efferato e dare una spiegazione all’impulso irresistibile dell’assassino.
Il pluriomicida, come abbiamo appreso, è un ex pugile e lavorava come vigile del fuoco al cantiere navalmeccanico di Scoglio Olivi, mentre il fratello Dean era musicista (suonava le tastiere) e si guadagnava da vivere suonando per le terrazze di Pola. Stava completando gli studi fuori corso al Politecnico di Pola. La piccola Carla Voschion ha frequentato l’asilo italiano “Rin Tin Tin” a Pola e due anni fa, ironia della sorte, aveva vinto a un concorso sul tema “Amo la mia famiglia”. Adesso frequentava la prima classe della Scuola elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi”.
“Damir aveva un temperamento forte – ci hanno detto ancora alcuni vicini –, era fisicamente molto forte, ma non avremmo mai sospettato che fosse in grado di compiere un delitto così orrendo”. Parlare di “temperamento forte” sembra un eufemismo per mascherare un’indole violenta. A denunciare il fatto alla polizia è stato un vicino di casa, dopo che la moglie gli aveva detto di aver visto una persona riversa sul pavimento davanti alla porta di casa. L’uomo, pensando che la persona distesa fosse stata colta da malore, ha raggiunto la casa della famiglia Voschion e la scena che gli si è presentata davanti agli occhi è stata terribile, orrenda: i cadaveri di Valter, Dean, Nataša, Carla e Mauro Voschion, uccisi a colpi di pistola alla testa, come confermato dal giudice istruttore Svetislav Vujić, il quale ha gestito il sopralluogo. Sul luogo del massacro, non appena appresa la terribile notizia, è giunto anche il padre di Nataša, il quale non ha potuto nascondere la sua disperazione. I pochi dettagli trapelati dalla scena del crimine, riguardano proprio la donna, trovata riversa sul divano con un foro in testa, il piccolo Mauro giaceva nelle vicinanze mentre Carla, a giudicare dai quaderni trovati sul tavolo, stava probabilmente facendo i compiti. È bastato poi un attimo, un inaudito raptus omicida, a troncare cinque vite.
Fredy Poropat