Ricordare i 120 anni della Lega Nazionale significa anche dare un ulteriore contributo ai festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia. La mostra “Lega Nazionale 120. 1891-2011” viene inaugurata oggi, alle 18, nella sede del Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata di via Torino 8 a Trieste. Così viaggeremo attraverso il segno grafico di Glauco Cambon, la squisita raffinatezza di Argio Orell, l’onirismo di Vito Timmel, senza scordare i contributi di Pietro Fragiacomo, di Ugo Flumiani o quelli di Carlo Wostry. Dal 1900 sino a tutti gli anni ’20, il meglio della nostra pittura darà il suo contributo alla Lega Nazionale. Ma il gioiellino è la cartella Pavanello. Si tratta di un incartamento che contiene parte degli autografi e della corrispondenza alla base del volume “Per un grande amore”, uscito nel 1913 e curato da alcuni Studenti Tecnici delle statali appena licenziati, di cui l’anima è il giovane Pompeo Pavanello, messo in vendita a vantaggio della Lega Nazionale. Un volume con autografi di Silvio Benco a Filippo Tommaso Marinetti, Camillo Antona Traversi e Biagio Marin, Napoleone Colajanni e Tino Gavardo.
Una custodia cartonata, del classico verde scuro d’archivio, con lacci in telaccia, e interni, con ulteriore cartellina, lavorati in carta “giapponese” che pare tanto occhieggiare ad un déco che non ancora arrivato: così si presenta la cartella che raccoglie non solo molti dei contributi presenti nel volume “Per un grande amore”, nella forma autografa, ma anche una parte della corrispondenza inviata dai vari autori a Pompeo Pavanello, uno degli otto studenti tecnici, appena licenziati, che si diedero da fare per mettere in piedi questa raccolta. Pavanello, con ogni probabilità, fu il più attivo, il coordinatore del gruppo, tant’è che la maggior parte degli autori coinvolti (e anche qualcuno che non riuscì o non poté inviare un proprio contributo) si rivolgono a lui per corrispondere sull’impresa. Dei 45 autori che contribuirono al libro, la cartella contiene 23 testi originali autografi, composti sia da un foglio solo, nel caso dei brani brevi, ma anche da più fogli, quando si tratta di contributi più corposi. Gli autografi sono di Bruno Astori, Innocenzo Cappa, Giulio Caprin, Napoleone Colajanni, Nella Doria Cambon, Tino Gavardo (in questo caso si ha sia l’autografo “Cusine nostrane”, che viene pubblicato, che un altro “Rinunzie”, che rimane inedito), Giuseppe Lesca, Tancredi Mantovani (di cui abbiamo anche una cartolina postale datata 20 ottobre 1913 per ricevimento delle “11 copie del libro”), Alberto Manzi, Marino Marin (che si firma solo Marino e si tratta di Biagio Marin), Giovanni Marradi, Guido Mazzoni, Ofelia Mazzoni, Sebastiano Munzone, Cesare Musatti (il critico teatrale, non lo psicanalista), Pietro Orsi, Giulio Piazza (Macièta), Riccardo Pitteri, Giovanni Quarantotto (che diventerà poi Quarantotti), Ercole Rivalta, Cesare Rossi, Scipio Sìghele, Elisa Tagliapietra Cambon (che purtroppo morì prima di veder stampato il libro).
La cartella contiene ancora alcune comunicazioni, in lettera o in cartolina, di alcuni autori di cui non abbiamo il contributo autografo originale e cioè: Camillo Antona Traversi (che invia quattro lettere e due messaggi dalla Francia, questi ultimi su cartoline intestate del “Théatre Réjane”), Salvatore Barzilai (letterina su carta intestata della Camera dei Deputati), Filippo Tommaso Marinetti (lettera su carta intestata Movimento Futurista, dove compare la richiesta che i suoi versi siano stampati “in corpo 12”), Angiolo Orvieto (lettera su carta intestata “Il Poggiolino – Firenze”), Corrado Ricci (nota su carta intestata come “Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti – Roma”) e Ada Sestan (messaggio su suo biglietto da visita inserito in una busta con chiudilettera della Lega Nazionale). Troviamo, inoltre, alcune lettere di autori che non ebbero modo di collaborare e cioè: Giannino Antona Traversi (lettera su carta intestata “Grand Hotel Continental Milan” nella quale promette un “pezzo” che non arriverà mai), Giovanni Bertacchi (anch’egli promette ma poi non invia), Roberto Bracco.
Piero Delbello
“Il Piccolo” 13 aprile 2012