Compie i 40 anni il periodico del Club Giuliano-Dalmato di Toronto, diretto da Konrad Eisenbichler, prestigioso docente di Italianistica nella Università canadese, che nel suo stesso nome porta con sé tutta la ricchezza umana e culturale dell’Adriatico orientale, essendo di padre austriaco e di madre italiana di Lussino.
«Nei suoi quarant’anni e 149 numeri di vita – scrive sul fascicolo di marzo 2012 – El Boletin è diventato non solo l’archivio di chi siamo e cosa abbiamo fatto, ma anche l’espressione di cosa vogliamo essere». Perché la funzione dei periodici della Diaspora giuliano-dalmata ha un valore intrinseco doppio: «incoraggiare tutti i nostri lettori a tenersi uniti non solo a noi, ma anche fra noi, a mantenere vivi i nostri ricordi, la nostra cultura, le nostre radici». Se si considera che oltre 60 anni sono trascorsi dall’esodo, non può non meravigliare (felicemente) che le comunità esuli nei diversi continenti siano ancora, caparbiamente, fedeli alla memoria: la loro testimonianza non conosce appannamenti perché nutrita dalla verità del ricordo che custodiscono nella loro anima.
Nonostante la lontananza dai luoghi d’origine, gli esuli giuliani e dalmati approdati in Canada – così come i corregionali negli Stati Uniti, in Australia, in Sud America – non hanno dimenticato né perduto il patrimonio civile, storico e culturale di origine, conservato nella cornice di un contesto geografico radicalmente diverso: con il quale hanno saputo egregiamente interloquire nonostante le difficoltà dell’esodo grazie alla laboriosità, all’alto senso civico, all’onestà che da sempre li caratterizza per eredità morale.
Particolarmente toccante, in questo numero del Boletin, la nota di Ida Vodaric Marinzoli sull’ex campo profughi di Altamura, oggi «un rudere senza voce». «Forse – scrive colei che ne fu “ospite” – un parco della Pace sarebbe la sua ideale, ultima re-incarnazione ed un sospiro di sollievo per un’umanità stanca e travolta dalla storia».
Al Boletin, al suo direttore e ai suoi lettori l’augurio più fervido di proseguire nella sua essenziale funzione di raccordo tra le comunità sparse sul grande territorio canadese.
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