Quadri creati con le sabbie del deserto della Giordania e tele in cui si addensano i colori rinascimentali del paesaggio umbro, corpi sacri e profili femminili o maschili colti in un gesto di vibrante tensione interiore, dipinti e grafiche. Sono pagine della vita artistica di Lorenzo Fonda racchiuse nel corposo catalogo di una recente mostra retrospettiva. Al Teatro Verdi ha curato le scene e i costumi per “L’amico Fritz” di Pietro Mascagni, che debutterà giovedì 17 maggio alle 20.30, con la regia di Daniele Salvo, protagonista il tenore Luciano Ganci. Sul podio salirà Fabrizio Maria Carminati.
La prolusione all’opera si terrà oggi a cura del critico musicale Daniele Spini. «Il realismo, in quest’opera, – dice Lorenzo Fonda – disturberebbe la concentrazione sulla musica e sul canto, per cui ho preferito togliere tutti gli elementi decorativi fino a realizzare una scenografia che permettesse a chi ascolta l’opera di sognare un po’ ad occhi aperti, di entrare in qualcosa di sospeso tra la fantasia e la realtà. La storia si svolge in Alsazia, io l’ho ambientata a Trieste. La scenografia si basa molto su fondali pittorici che sono degli ingrandimenti di alcune mie opere, e sono stati dipinti molto bene. Devo dire che il Teatro Verdi ha un laboratorio di scenotecnica eccellente, uno tra i migliori in Italia, in cui lavorano grandi artisti, grandi artigiani». Fonda aveva già collaborato con il Verdi nel ’90, disegnando il manifesto del Festival dell’Operetta.
A Trieste è venuto per ritrovare il suo passato. Perché è nato a Pirano il 27 marzo ’47 e ha lasciato la nostra città, dov’era arrivato profugo nell’infanzia, a 16 anni dopo la morte del padre medico. A Trieste e Pirano vorrebbe portare la mostra retrospettiva che Gubbio gli aveva dedicato nel 2011. Una mostra itinerante in programma anche a Berlino. Ora vive nella terra umbra, dove si è nutrita l’arte di Perugino, Pinturicchio, Raffaello. «Ho la fortuna di avere lo studio nello stesso quartiere in cui probabilmente lo aveva Pinturicchio. Era nato proprio nel quartiere Sant’Angelo, a Perugia». Nella campagna di Assisi ha fatto il medico condotto per oltre trent’anni. Amico di Mino Damato, nel ’90 Fonda si recò con lui a Bucarest, nell’ospedale pediatrico Victor Babes, per prestare i primi soccorsi alla bambina malata di Aids che poi il giornalista adottò. «Nel mio girovagare mi è capitato di andare anche in Giordania. Nel ’90 la regina Noor ha visto i miei quadri a Roma, a casa di Damato, e mi ha invitato in Giordania. Sono stato laggiù quasi cinque anni e ho dipinto dei quadri per il palazzo reale. Dopo la prima malattia di Re Hussein hanno organizzato una grande festa per il suo compleanno nel deserto di Wadi Rum. È stata una bellissima cerimonia in cui gli hanno consegnato un mio quadro come regalo, e lui mi ha detto: “Io sono un militare e non so parlare d’arte, ma se tu dipingi questa terra in questo modo, questa è la tua terra”». All’artista è stata commissionata anche una pala d’altare per la Chiesa di Santa Caterina a San Pietroburgo.
Maria Cristina Vilardo
“Il Piccolo” 15 maggio 2012