Gioca con il metaromanzo Diego Zandel, prolifico scrittore di origini fiumano-istriane, che nel suo ultimo libro Essere Bob Lang (Edizioni Hacca, pagg. 226, euro 14), tesse una trama da spy-story intrecciata al racconto dello scrittore che su quella trama lavora. Nel gioco di specchi e di riflessi che ogni romanzo variamente orchestra, e in particolare questo di Zandel, partiamo dal personaggio di Marco Molina, bancario con aspirazioni di scrittore, modellato su figure alla Pontiggia, per altro affettuosamente citato. Grande ammiratore dell’anziano scrittore Sebastiano Monti, che conosce di persona e mantiene come modello artistico ed esistenziale, il tranquillo impiegato Marco Molina si avvia a scrivere una spy-story che ha come protagonista il giornalista d’assalto Bob Lang, tagliato sul personaggio di Spade del Falcone maltese, in un esplicito inchino a Dashiel Hammett.
A inizio storia Bob Lang va in soccorso di un amico scrittore, Vasco Carena, a sua volta ritagliato da Marco Molina sulla figura di Sebastiano Monti. Presto Lang si trova invischiato nella ricerca di Veronica Carena, figlia dello scrittore, misteriosamente scomparsa dopo essere rimasta coinvolta in una faccenda di icone rubate, mentre entra in scena una bellissima hostess, Alexandra, che in qualche modo ha a che fare con quel pasticcio. Marco Molina attende al suo lavoro di scrittore mentre la sua vita reale scorre monotona tra banca e famiglia, con la paziente moglie Susy e un figlio dislessico, e gli sporadici incontri con lo scrittore Monti – che ha anche lui una figlia che non vede da tempo – il quale gli dà qualche dritta su come andare avanti con il romanzo. Ma nello stesso stabile dove vive Molina abita anche Leila, avvenente hostess dell’Alitalia, di cui il banchiere aspirante scrittore si invaghisce.
Finché le trame del romanzo e quelle della vita quotidiana – alternate nella pagine di Zandel – non finiscono per incontrarsi e sovrapporsi, avviandosi verso un pirotecnico finale degno della migliore narrativa hard-boiled. Autore che sa bene come si lavora con le architetture narrative, con “Essere Bob Lang” Diego Zandel rende omaggio alla narrativa di genere, divertendosi e divertendo intorno all’antica e mai risolta questione dei travasi tra realtà e finzione, tra vita reale e vita raccontata, addentrandosi con leggerezza – gioco nel gioco – nei misteri della creatività letteraria, delle suggestioni che ogni autore prende dalla realtà, dei rischi – anche – che si corrono quando si scava con la penna nell’esistenza, propria e degli altri. E per bocca del suo personaggio Marco Molina, dedica queste pagine «a chi ha veramente talento, e per la letteratura sputa sangue. A chi sacrifica ogni cosa, lavoro sicuro e famiglia, e per sopravvivere s’arrabatta in mille pensieri con l’unico pensiero di lasciare un segno del suo passaggio, una testimonianza nella storia della letteratura».
Pietro Spirito
“Il Piccolo” 5 giugno 2012