Lo stesso giorno in cui l’Istituto nazionale di Statistica ha comunicato che l’economia croata nel primo trimestre di quest’anno ha registrato un indice negativo dell’1,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011, il governo ha deciso di regalare 130 tonnellate di generi alimentari alla Caritas di Sant’Antonio di Zagabria. In una situazione in cui, dopo una lieve ripresa alla metà dell’anno scorso, l’economia croata scivola verso il basso per il secondo trimestre consecutivo, sembra una conseguenza logica della crisi il fatto che il governo apra i magazzini delle riserve e distribuisca scatolette di pesce e carne, uova e latte in polvere, olio, farina, zucchero… I cittadini che non si possono più permettere di acquistare questi prodotti possono ritirarli presso le sedi della Caritas, della Tutela volontaria spirituale della Chiesa ortodossa, oppure la Merhamet. A nome di queste associazioni è stata la Caritas ad avanzare richiesta di aiuto al governo. Quest’ultimo deve tener conto del fatto che, vista la situazione, dovrà intervenire in maniera simile sempre più spesso, per nutrire i propri cittadini. La Caritas non tiene un’evidenza da cui si possa evincere con esattezza di quanto sia aumentato il numero dei fruitori degli aiuti negli ultimi quattro anni, però, all’incirca, si tratta del 20 per cento.
La Banca mondiale e l’UNDP hanno condotto un’inchiesta in tal senso nel 2010 ed è risultato che il 20 per cento della popolazione in Croazia (ogni quinto cittadino) viveva sotto la soglia della povertà. La Caritas ha lanciato l’allarme asserendo che l’ondata di povertà sta travolgendo i singoli e le famiglie che sinora erano stati risparmiati dalla crisi e che questo fenomeno si sta allargando a macchia d’olio soprattutto nelle città. Si tratta spesso di persone che hanno un livello alto d’istruzione, ma che hanno perso il lavoro e sono impossibilitate a trovare un altro impiego, per cui tutto ciò le ha catapultate nella povertà.
La crisi economica ha ridotto anche le donazioni e la Caritas quasi non ne riceve più dall’estero. Per ciò che concerne le azioni di raccolta sotto le feste, alla vigilia di Natale anni fa si racimolavano quasi 4 milioni di kune; nel 2009 e nel 2010 si è arrivati però appena a due milioni, mentre questa cifra è stata il totale delle donazioni in denaro, cibo e vestiario messe insieme l’anno scorso. Infine, la Caritas ha sottolineato che sono state ridotte all’osso le donazioni delle grandi ditte, mentre la sensibilità di quelle piccole, come dei cittadini, è rimasta la stessa.
Il più alto rischio di scivolare nella povertà è stato riscontrato nella categoria dei disoccupati. Infatti, il 44,7 per cento di chi è in cerca di lavoro rientra in questa categoria, mentre tra chi ha un impiego la cifra si aggira attorno al cinque per cento. Ciò significa che dei 1,45 milioni di persone che pagano i contributi “solamente” 75.000 possono essere considerati “poveri”. Questi accumulano i conti da pagare, ritardano con le rate dei mutui, paventano pignoramenti, danno risposte evasive al telefono. Pagano quasi regolarmente la bolletta della corrente elettrica, perché se l’Ente elettroenergetico blocca loro l’erogazione, poi devono pagare anche il riallacciamento. Cercano di tener fede ai costi che concernono i figli, si fanno prestare dai genitori il denaro per l’acquisto dei generi di prima necessità.
Si potrebbe pensare che chi si comporta così siano i disoccupati, mentre invece sono sempre più le persone che lavorano a non poter far fronte alle spese di sopravvivenza. Infatti, in base all’inchiesta dell’Istituto nazionale di statistica, risulta che il 20,6 per cento della popolazione single (cioè 879.575) vive ai margini della soglia di povertà, cioè percepisce meno di 25.000 kune all’anno (2.100 kune al mese). La soglia per una famiglia di quattro persone (due adulti e due minori) è di 52.920 kune all’anno (4.410 kune al mese), somma che riesce a malapena a coprire le spese di sopravvivenza.
PERSI 150MILA POSTI DI LAVORO I dati statistici rilevano che l’indice dell’occupazione negli ultimi 5 anni è sceso, perché in tale periodo hanno perso il posto di lavoro circa 150.000 persone. Un ulteriore dato del ministero delle Finanze concerne le persone che hanno un impiego, ma non percepiscono la paga o questa viene erogata con molto ritardo. Attualmente sono da 16.000 a 20.000, mentre coloro i quali percepiscono solamente la paga minima (2.819 kune) sono circa 75.000. Dunque, tra i lavoratori senza paga e quelli con entrate minime, si tratta di circa 100.000 persone, cui vanno aggiunti i 660.000 lavoratori che percepiscono la paga, però hanno sulle spalle il resto della famiglia (di 4 persone). A conti fatti, si potrebbe asserire che sono sempre più numerose le persone che hanno un impiego e che stanno scivolando nel baratro della povertà.
Gli esperti di studi sociali hanno fatto notare che la povertà sta cambiando caratteristiche. Infatti, se una volta veniva associata alla disoccupazione o a livelli inferiori dell’istruzione, oggi sta diventando una piaga e colpisce anche chi lavora. Ciò che preoccupa di più è che sta avanzando a grandi passi tra i minori, i quali dipendono dai genitori e dalle loro entrate. Non fa sperare in meglio nemmeno il dato che i giovani con un alto grado d’istruzione rientrano pure nella categoria dei “poveri”, perché non trovano un lavoro e, dunque, non hanno entrate. Di conseguenza, non possono sperare di acquistare casa o di fondare una famiglia nel prossimo futuro.
In base a tutti questi dati risulta che la Croazia è uno degli Stati che combattono con meno successo contro la povertà. Infatti, il 21 per cento della popolazione vive in povertà e il 32 per cento degli altri sopravvive con privazioni. Attualmente ci troviamo al quinto posto, rispetto agli altri Stati europei, mentre valori più altri delle percentuali della povertà sono stati riscontrati in Lettonia, Romania, Spagna e Bulgaria. Infatti, il dato medio della popolazione povera nell’UE è del 16,4 per cento. In Italia corrisponde al 18 per cento, in Slovenia al 13 per cento, mentre al primo posto, con meno poveri, figura l’Olanda (10 per cento).