Importanti sviluppi nella vicenda degli imprenditori triestini Gianfranco e Livio Ladini che a Sinj (entroterra di Spalato) si sono visti espropriare la loro fabbrica di fili, la Dalmatinka. I Ladini, che lo ritengono un abuso in piena regola, hanno inviato il mese scorso una lettera al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, nella quale l’hanno informato nei dettagli su quanto verificatosi con Dalmatinka. A rispondere agli imprenditori triestini, su richiesta dello stesso Barroso, è stato Dirk Lange, capo unità della Direzione generale allargamento della Commissione europea. Nella sua missiva, Large ha chiarito che non è possibile per il governo europeo intervenire in casi individuali poiché ognuna di queste vicende andrebbe perseguita in base al sistema legale e amministrativo vigente in Croazia. Ferma restando la possibilità – in determinate condizioni – di ricorso alla Corte europea dei Diritti umani a Strasburgo. Un tanto in caso di esaurimento di soluzioni a livello nazionale. Large ha assicurato ai Ladini che la Commissione prende in seria considerazione tale genere di questioni. Nella lettera si ribadisce che il rispetto della legge è uno dei principi fondamentali dell’Unione europea, compreso queelli di uguaglianza di fronte alla legge e di non discriminazione per ragioni indicate nell’Articolo 21 della Carta dei Diritti fondamentali. Per l’implementazione del Trattato italo–croato del 1996 sulla tutela degli investimenti, è stato ribadito trattarsi di questione a livello bilaterale tra i governi italiano e croato. Lange ha confermato che un incontro sarà organizzato tra la sua Unità e Gianfranco Ladini: contatti sono stati già presi contatti con Michela Matuella, Political desk officer per la Croazia. Negli anni scorsi il Ministero delle finanze croato ha impropriamente trattato gli investimenti dei Ladini a Sinj come utili straordinari da tassare. Da qui processi e provvedimenti fallimentari.
(a.m. su I”Il Piccolo” del 3 agosto 2012)
