LONDRA – La domanda è meno ovvia del previsto. Quanti italiani ci sono, sul podio olimpico del tiro a volo? Ufficialmente uno: Massimo Fabbrizi, il campione dall’aria bonaria che, nella finale di Fossa olimpica, ha ceduto il passo a Giovanni Cernogoraz. Ufficiosamente, due. E il secondo, manco a dirlo, è proprio Cernogoraz.
Facciamo un po’ d’ordine. In base a che cosa l’atleta, in pedana con i colori della Croazia, dovrebbe considerarsi un «italiano di fatto»? La parola a lui. Nel dopogara, archiviata una rimonta sensazionale che lo ha catapultato dal sesto posto all’oro, Giovanni ha fatto sfoggio della sua lingua madre. Anzi, delle sue lingue madri: l’italiano, padroneggiato impeccabilmente, e il veneto. Tanto che, al momento di confrontarsi con i giornalisti in conferenza stampa, ha condiviso l’interprete con Fabbrizi. Italiano quanto lui, anche se «Massimone», marchigiano, non allarga le vocali in una parlata intrisa di inflessioni nordestine.
«Faccio parte della minoranza istriana – ha spiegato Cernogoraz, svelando l’arcano -, la mia famiglia è italiana, in casa parliamo solo veneto». Sì, ma agli occhi neutrali della burocrazia olimpica, il suo oro è a scacchi bianchi e rossi. I colori della Croazia. «Perché non gareggio per l’Italia? – si chiede da sé -. E’ una bella domanda. Non lo so. Semplicemente quando ho cominciato mi sono iscritto a un poligono croato e quindi alla Federazione. Non ho mai pensato di cambiare, ma senza un vero perché». In effetti, a carte scoperte, sarebbe bastato il nome: Giovanni, non il più diffuso nelle anagrafe balcaniche, dove semmai spopola il corrispettivo Ivan. Anche a Novigrad, la città in cui Cernogoraz risiede (è nato a Capodistria) e si allena, confezionando successi come l’oro di lunedì, o il titolo europeo conquistato, sempre quest’anno, a Cipro.
La vicenda del campione (quasi) italiano non poteva scivolare in sordina. E c’è già chi ringrazia Giovanni per «l’orgoglio» manifestato a bordo podio. Giampaolo Dozzo, il presidente dei deputati della Lega Nord, è intervenuto sul caso. Con entusiasmo: «Ci fa piacere che Cernogoraz parli la lingua veneta – ha detto Dozzo – perché dimostra un encomiabile e forte sentimento di appartenenza ad una comunità, un legame che è inscindibile e che va aldilà dei colori della maglia, di questo o quello Stato, che si indossa».
Alberto Magnani sul “Corriere del Veneto” del 7 agosto 2012