La situazione economica in Croazia si fa sempre più drammatica. La produzione industriale registra una flessione su base annua del 5,5 per cento. Il prezzo della benzina e del gasolio sale nuovamente, da 13 a 30 lipe al litro. Il costo della benzina più venduta, l’eurosuper BS 95, arriva a 11,23 kune al litro, con un aumento di 22 lipe. E in autunno potrebbe andare anche peggio, in quanto a causa della siccità si attende anche un rincaro dei generi alimentari. Eppure il premier Zoran Milanović rimane ottimista. Nonostante il recente calo del prodotto interno lordo del 2,1 per cento, il primo ministro si attende nei mesi a venire una ripresa dell’economia.
Secondo Milanović, il rating creditizio della Croazia non dovrebbe scendere al livello spazzatura, a prescindere dalla flessione del prodotto interno lordo. Il primo ministro però ammette che il rischio di un taglio al rating da parte delle agenzie internazionali esiste. In ogni caso il premier ritiene che per il momento non sia necessaria una manovra finanziaria, anche se il buco di bilancio ha raggiunto gli 800 milioni di kune. Milanović gela anche quanti sperano che il governo possa ridurre la pressione fiscale per evitare un’impennata dei prezzi in autunno. Secondo il premier infatti non è realistico attendersi una riduzione dell’imposta sul valore aggiunto sui generi alimentari e nemmeno un taglio alle accise sui prodotti energetici.
“Il nostro compito è risparmiare, ridurre il deficit di bilancio e procedere con le ristrutturazioni per poter registrare una crescita economica l’anno prossimo. Questo è quello che conta, e non la riduzione dell’imposta sul valore aggiunto dell’1 o del 2 per cento”, ha sottolineato Milanović. Ciò non toglie che la situazione si faccia sempre più preoccupante per i cittadini. Ogni rincaro del carburante rappresenta un ulteriore duro colpo per il tenore di vita, ma rischia anche di innescare una spirale di altri aumenti dei prezzi. E questo comporta inevitabilmente un continuo calo dei consumi, una crescita della disoccupazione e in ultima analisi un impoverimento di larghi strati della popolazione.
Il premier, come rilevato, fa professione di ottimismo; gli imprenditori, invece, sono pessimisti. Il leader dell’Associazione dei datori di lavoro, Davor Majetić, afferma che non si intravedono ancora all’orizzonte riforme strutturali. E questo, secondo lui, è uno dei motivi della flessione del prodotto interno lordo. Per tale motivo Davor Majetić invita i sindacati e il governo al dialogo. Soltanto unendo le forze si potrà invertire una tendenza oltremodo negativa e rompere il muro di pessimismo che blocca ogni progresso. E riguardo alla centrale termoelettrica Fianona 3, per la quale la DDI insiste per il referendum, il premier ha dichiarato che già durante la campagna elettorale tutto è stato chiarito con il partner di coalizione, per cui è inutile andare avanti con i rimpalli. Milanović ha puntualizzato che fra breve si recherà in Istria per parlare con la gente dell’argomento. La tecnologia scelta per Fianona 3 è molto più moderna di quella attuale, ha aggiunto.
Dario Saftich
“la Voce del Popolo” 4 settembre 2012