Non basta il fantasma della bancarotta che aleggia nell’aria. Non bastano i problemi relativi alla riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. In Slovenia ora se ne sono pensati un’altra. A scatenare le furie dei gruppi politici del Paese è nientemeno che l’inno nazionale. Non va bene la melodia musicale? No, a scatenare le ire sono i contenuti o meglio quali strofe della poesia Zdravljica di France Prešeren debbano essere cantate.
Il casus belli è stato sollevato dalla deputata dei socialdemocratici Majda Potrata con un’interrogazione parlamentare dopo che alla cerimonia solenne dello scorso 25 giugno (giornata dell’indipendenza) è stato cantato l’inno con la quarta e non la settima strofa della poesia di Prešeren come sancito dalla Costituzione. Vediamo le differenze. Nella settima strofa si dice, tra l’altro: «…non il diavolo, ma solo un vicino è il tuo confinante». Nella quarta, invece: «…Dio protegga il nostro Paese e tutto il mondo sloveno tutti i fratelli, i figli della celebre madre!». E quel binomio “Dio e patria” a molti sta proprio indigesto.
Non al premier Janez Janša e al suo governo di centrodestra che si dice pronto a rivedere la Costituzione pur di inserire nell’inno ufficiale la settima strofa. Janša non si è inventato il tutto dall’oggi al domani ma ha semplicemente fatto sua la proposta dello scrittore sloveno Boris Pahor il quale ha lamentato come nell’inno non ci sia alcuna menzione alla Slovenia e agli sloveni («è assurdo» aveva detto) proponendo dunque l’aggiunta della quarta strofa. Ed è scoppiata la polemica che sta inesorabilmente spostando la questione su un piano prettamente ideologico.
E sono scesi in campo anche gli esperti. Il giurista Jernej Letnar Cernic al quotidiano di Lubiana Delo dichiara che la Costituzione scrive solamente che l’inno sloveno è la poesia Zdravljica (Brindisi) di Prešeren mentre nella successiva legge che si occupa oltre che dell’inno anche della bandiera e dei simboli nazionali si trova sancito che le parole sono quelle della settima strofa. Quindi, conclude lo studioso, sarebbe più semplice emendare la legge ordinaria scrivendo che il testo è l’intera poesia di Prešeren. Chi punta il dito, invece, sulla “flessibilità” dei versi del poeta è il letterato Dragan Božic il quale sostiene che le strofe di Prešeren sono tutte autonome per cui si potrebbe intonare una o l’altra a seconda delle situazioni. E con tono scherzoso prosegue: «Se andiamo alle Olimpiadi si potrebbe intonare la settima strofa se invece c’è la visita del presidente della Cechia o di quello della Russia allora si potrebbe cantare la quarta strofa».
Nel 1989 fu emendata la Costituzione della Repubblica socialista di Slovenia e si stabilì che la poesia Zdravljica è l’inno nazionale. Un anno più tardi la legge ordinaria sancì che il testo è costituito dalla settima strofa. Nel 1991 venne scritta la Costituzione della Slovenia indipendente e in essa si legge che «Zdravljica è l’inno della Slovenia». Nel 1994 è stata varata la legge sull’inno, la bandiera e il simbolo e in essa è scritto che «l’inno è la settima strofa della poesia Zdravljica di France Prešeren e la musica è costituita dal brano omonimo per coro di Stanko Premrl». Per questo motivo Dragan Božic sostiene che «al posto della politica sia la Corte costituzionale a sancire in modo chiaro e definitivo qual è l’inno della Slovenia». Intanto però la polemica divampa e sarà sicuramente un tema della campagna elettorale per le prossime presidenziali di novembre. Destra e sinistra l’un contro l’altra armate mentre Prešeren da lassù piange sulla pochezza dei propri discendenti. Il fatto è che in Slovenia si stanno ancora facendo i conti con la storia.
Mauro Manzin
“Il Piccolo” 18 settembre 2012