I Dalmati Italiani nel Mondo si ritroveranno il 29 e 30 settembre a Senigallia per il loro 59.esimo Raduno con alcuni momenti fondamentali: il piacere dell’incontro tra esuli ma anche con la presenza delle delegazioni degli italiani che oggi vivono ed operano nelle città dalmate, la riflessione sugli aspetti culturali dell’attività svolta in Italia e nel mondo per la salvaguardia delle tradizioni e dello spirito stesso di un popolo sparso, ed infine, last but not least, l’occasione per ribadire concetti e posizioni di prospettiva. S’inserisce in quest’ambito la consegna, ogni anno, del prestigioso premio Niccolò Tommaseo che nell’edizione 2012 verrà conferito al grande intellettuale veneziano Alvise Zorzi.
“Il mio cognome già dice molto – spiega lo storico e scrittore – una famiglia veneziana da sempre, con legami forti, non con il retroterra veneto ma proprio con le terre oltremarine, in particolare la Dalmazia dove il mio cognome è stato spesso presente in vari periodi a segnare un percorso comune”.
E in questo senso, il premio Tommaseo non può che ribadire e rafforzare legami storici “come non ricordare – afferma l’autore – che è stato uno dei protagonisti della rivoluzione veneziana del 1848 e della successiva resistenza opposta dai veneziani agli austriaci?”. E svela un particolare storico: in quell’occasione gli austriaci sperimentarono il primo bombardamento aereo. Alvise Zorzi sottolinea così la passione di una vita: la storia. Studioso delle vicende e della cultura della sua città, ha pubblicato numerosi libri di successo: Venezia scomparsa; La Repubblica del Leone. Storia di Venezia, Una città, una repubblica, un impero. Venezia 697-1797; Vita di Marco Polo veneziano; Venezia austriaca 1798-1866; Cortigiana veneziana. Veronica Franco e i suoi poeti; I palazzi veneziani (con fotografie di Paolo Marton); Canal Grande; Monsieur Goldoni; Il Doge; Venezia ritrovata; La monaca di Venezia; San Marco per sempre. Una storia mai raccontata. Passione che l’ha portato a ricoprire cariche importanti, è presidente del Comitato per la pubblicazione delle Fonti per la storia di Venezia e, dal 1986, dell’Associazione dei Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia. E’ stato responsabile dei programmi culturali della TV e vicepresidente dell’Unione europea di radiodiffusione. E questa è solo una sintesi della sua vasta opera.
D’estate vive a Venezia, dove lo incontriamo, nella splendida casa su Canal Grande e d’inverno a Roma. Zorzi ricorda divertito i suoi viaggi in barca verso la Dalmazia ma anche a Trieste, in treno, dove spesso aveva incontrato Pier Antonio Quarantotti Gambini. Affascina il pensiero che sia vissuto all’interno di un mito, la sua città, ed a contatto con tanti personaggi illustri.
Ma il suo primo ricordo d’infanzia “è Zara – racconta – dove i miei mi avevano portato a bordo della nave Francesco Morosini che faceva rotta da Venezia verso Ragusa. L’immagine, bellissima, del fronte mare di Zara mi aveva colpito moltissimo. Una città devastata più tardi dai bombardamenti ma per fortuna sono stati recuperati i monumenti più importanti. Peccato che i nazionalismi, il divide et impera, abbiano spazzato via quella serenità che la Serenissima era riuscita ad infondere tra le genti di quelle terre, tra italiani e slavi. Non a caso i sostenitori della fedeltà a Venezia anche nell’infausto 1797 furono proprio i Dalmati”.
Che cosa può insegnare oggi una realtà come quella della Repubblica di Venezia. “Molto – risponde Zorzi – . In primo luogo il concetto della sovranità limitata, nel senso che chi la esercitava, a fronte di grossi privilegi aveva anche consistenti doveri. Basta considerare la figura del Doge, splendida nella sua incarnazione della magnificenza di Venezia, eppure con poteri molto limitati, potremmo dire modesti, che potevano aumentare solo in considerazione della sua abilità personale. Fondati, tra l’altro, su un principio che era obbligo e fattore imprescindibile, ovvero il dovere dell’onestà. C’era un rito che si ripeteva ogni anno in periodo di Quaresima che si chiamava, Stridar i ladri, che venivano portati davanti al Maggior Consiglio e i loro nomi iscritti nei libroni di coloro che avevano robbato li denari di San Marco. Il nome scandito pubblicamente era un disonore senza fine per le famiglie dei malfattori. Fatti che riguardano la politica di oggi, non sarebbero potuti accadere. Un altro concetto basilare era che fare bene per la patria fosse un dovere, non un merito. Non è un caso che i monumenti si facessero a quelli che dovevano essere ricordati per le nefandezze e come tali additati, chi faceva bene era già di per sé un monumento”.
Di più sul pensiero di Alvise Zorzi, all’incontro di Senigallia che, Sabato 29 settembre con inizio alle ore 10.30, prevede l’“8° Incontro con la Cultura Dalmata” e, sempre all’Auditorium Chiesa dei Cancelli – via Arsilli, il “Consiglio Comunale” dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo.
Domenica 30 settembre – ore 9.30 la santa Messa presso la Chiesa di San Martino – via Fratelli Bandiera e, a seguire, il tradizionale incontro con la Fanfara dei bersaglieri in congedo che suonerà in Piazza A. Saffi. Dalle ore 11.15 -13.00 Teatro La Fenice – via Fratelli Bandiera, Assemblea dei Dalmati e Consegna del 15° Premio “Niccolò Tommaseo”.
Rosanna Turcinovich Giuricin
26 settembre 2012
su www.arcipelagoadriatico.it