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Berlino chiude ai paesi balcanici nell’Ue (Il Piccolo 14 ott)

La Germania sorprende e gela i Balcani, con un doppio colpo a effetto in stile “Blitzkrieg”. Anticipando un’intervista in uscita nella sua edizione domenicale, il quotidiano tedesco “Die Welt” ha riportato ieri alcune dichiarazioni che hanno fatto sobbalzare molti, da Zagabria a Skopje, da Belgrado a Sarajevo, da Pristina a Podgorica. «Abbiamo così tanti urgenti compiti» da svolgere «nel consolidamento» dell’Ue da «non potere di nuovo nutrire ambizioni d’allargamento invece di impegnarci nella necessaria stabilizzazione» del quadro economico.

 

L’affermazione è di Norbert Lammert, presidente del Bundestag. Nel mirino dell’influente esponente della Cdu in primis la Croazia, attesa come membro a tutti gli effetti dell’Ue dal 1° luglio 2013, dopo la ratifica del Trattato d’adesione da parte degli Stati membri dell’Unione. «Dobbiamo, in particolare dopo l’esperienza fatta con Romania e Bulgaria, prendere seriamente in considerazione il più recente rapporto sui progressi» nel percorso d’integrazione compilato dalla Commissione europea. Un rapporto da cui si evince che, almeno secondo Lammert, «la Croazia non è matura per l’ingresso» nell’Ue. Lammert si riferiva al “Comprehensive monitoring report”, pubblicato il 10 ottobre. Un rapporto tutto sommato positivo, che sottolinea però anche delle zone d’ombra sui cui Zagabria sta lavorando.

 

In particolare, «la riforma del giudiziario, il miglioramento dell’efficacia» dell’azione della magistratura e «del clima per gli investimenti», necessari per «rilanciare la ripresa economica della Croazia», aveva specificato il rappresentante Ue a Zagabria, Paul Vandoren, al presidente della Repubblica, Ivo Josipovic. Un attacco, quello tedesco, che apre un secondo delicato fronte per Zagabria, dopo quello sloveno. Un attacco che dimostra che ci sono «problemi reali in Germania» in relazione al «processo di ratifica dell’entrata della Croazia» nell’Ue, chiarisce al Piccolo l’analista politico Davor Gjenero. Problemi, secondo Gjenero, esacerbati dalla «recente visita del premier Milanovic a Berlino». Una visita durante la quale «Milanovic ha commesso vari errori». «Ha parlato di come la Croazia spenderà i soldi europei per la sua crescita economica, un approccio sbagliato dall’attuale punto di vista tedesco», illustra il politologo. «La Germania non è pronta a finanziare un nuovo Paese con problemi di budget» che ha anticipato che «userà i fondi Ue per risolvere difficoltà interne».

 

Ma c’è anche un secondo motivo di attrito. Milanovic non sarebbe riuscito a dimostrare il «valore aggiunto della Croazia per l’Ue», rassicurando Berlino sul peso e ruolo di Zagabria nelle relazioni fra Paesi dell’ex Jugoslavia. Zagabria che, al momento, «non ha influenza politica sulla Serbia» e sulla Bosnia, il Kosovo fa eccezione, e sconta i complicati rapporti con Lubiana. Criticità che non sono sfuggite a Berlino. Se Zagabria non ride, anche a Belgrado e Skopje l’umore non è dei migliori, sempre per colpa di Berlino. «L’aumento degli abusi nel sistema dell’asilo» politico «è inaccettabile», ha detto venerdì Hans-Peter Friedrich, ministro degli Interni tedesco, spalleggiato dall’omologo bavarese Joachim Herrmann. I due si riferivano alle migliaia di casi di finte richieste di asilo (4mila dalla Serbia nel 2012, 1.040 dalla Macedonia solo a settembre), dietro cui si nasconde il desiderio di lasciare i Balcani per cercare lavoro e migliori condizioni di vita.

 

«L’ampio afflusso di cittadini serbi e macedoni» che arrivano in Germania, in gran parte rom e membri della minoranza albanese, «va fermato immediatamente», ha aggiunto Friedrich, auspicando la reintroduzione del regime dei visti obbligatori – abolito nel 2009 -, per serbi e macedoni. Una prospettiva per ora ancora remota, che sarà discussa al vertice dei ministri degli Interni Ue, il prossimo 25 ottobre.

 

Stefano Giantin

“Il Piccolo” 14 ottobre 2012

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