Minoranza italiana in Croazia e Slovenia e associazioni degli esuli: è stato confermato, i fondi dallo Stato italiano ci saranno, resta solo da vedere – si conoscerà in settimana – l’entità degli importi. Rientra, dunque, quell’allarme tsunami che era scattato prima alla notizia dall’azzeramento della voce nella Legge di stabilità all’esame del Parlamento italiano, quindi dalla dichiarazione di “inammissibilità” (per questioni procedurali tecniche, legate alla tipologia del disegno di legge in discussione alla Camera) degli emendamenti volti a ripristinarla. In verità, già nei giorni scorsi si erano aperti degli spiragli, erano arrivate delle rassicurazioni dai massimi vertici dello Stato italiano e dal MAE, ma appena l’altro giorno l’orizzonte è apparso più disteso, anche se è ancora prematuro parlare di completa schiarita, visto il difficile contesto economico con cui si devono confrontare oggi i Paesi di riferimento della CNI, alias Italia, Slovenia e Croazia.
Una situazione complessa, che impone assoluto rigore, e che non consente ancora di abbassare la guardia. Lo ha sottolineato a più riprese il presidente dell’UI, Furio Radin. “Anche se ci giunge la notizia confortante dell’aumento, circa del 90 per cento, dei mezzi cosiddetti ordinari, che ci arrivano per il tramite dell’Università Popolare di Trieste, i tagli non sono finiti. Ci sono dei segnali in tal senso che arrivano pure dalla Croazia – ha anticipato Radin –, mentre la Regione Friuli Venezia Giulia propone già di ridurre i fondi della metà. Pertanto, mi appello a tutte le istituzioni della CNI affinché ridimensionino le loro aspettative per il futuro e adottino un atteggiamento più sobrio, che è poi anche più consono a quello che è la nostra natura di istriani, fiumani, dalmati, ben poco avezzi alle ‘esagerazioni’, e sarebbe bene mantenere questo tipo di comportamento”, ha concluso il presidente UI, chiedendo che la spesa UI sia appunto sobria, sostenibile e solidale. A fargli da eco alcuni consiglieri, come Paolo Demarin (Sissano) e Roberto Battelli (Bertocchi), il quale ha sottolineato: “Il problema è molto serio e condiviso da tutta la società italiana, ma una cosa analoga si sta verificando in Slovenia e in Croazia. La prospettiva non è di serenità. Di tagli alla spesa pubblica ce ne saranno ancora”.
In ogni caso, ora la Comunità nazionale italiana, e assieme a questa le associazioni degli esuli in Italia, tirano un sospiro di sollievo: hanno ricevuto il segnale politico che si attendeva da Roma. La conferma del reinserimento dei capitoli relativi alla legge 72/2001 (che sostiene le attività e la conservazione del patrimonio storico e culturale degli esuli istriani, fiumani e dalmati) e alla legge 73/2001 (in favore della CNI in Croazia e Slovenia) nella normativa di stabilità nazionale, ovvero nella finanziaria 2013, è stata ribadita sabato. Nel bel mezzo dell’Assemblea UI straordinaria, riunita sabato alla Comunità degli Italiani di Pola, per affrontare un problema gravissimo – se si fosse sviluppato nelle direzioni che si prospettavano non più di una decina di giorni fa, e anche alla vigilia della riunione –, il presidente della Giunta esecutiva UI, Maurizio Tremul, ha riferito di aver ricevuto una telefonata che gli annunciava tale decisione.
Certo, riuscire ad ottenere dall’Italia una legge di interesse permanente nei confronti della CNI, che si auspica e rincorre da quasi vent’anni, praticamente fin dalla nascita della stessa UI, darebbe maggiori certezze, tutelando l’UI da situazioni di precarietà e di insicurezza finanziaria. Il malcontento per non esser riusciti a ottenere tale normativa strategica, ha spinto Tremul e la sua Giunta esecutiva a offrire le dimissioni all’Assemblea. Qualcuno ha frainteso il gesto come una sorta di “abbandono della nave che affonda”; qualcun altro (Graziano Musizza, Parenzo) ha suggerito che anche i presidenti delle CI avrebbero dovuto rimettere il mandato; comunque da tutti, in pratica all’unisono, la mossa della Giunta esecutiva è stata ritenuta molto coraggiosa, un atto di grande responsabilità, ma inopportuno, fuori luogo in questo preciso momento (Furio Radin, Roberto Battelli e Vladimiro Uggeri, che ha precisato: “Se avessimo votato sulle ipotetiche dimissioni oggi, su questo aspetto, le avrei respinte; su altri non lo so. Ora dobbiamo essere uniti e compatti”).
Del resto, diversi consiglieri avevano rilevato la bontà dell’operato di Tremul e colleghi, come Neda Šainčić Pilato (Visinada) e lo stesso Furio Radin. E non se n’è più parlato. Anche perché, come si diceva in apertura, nel frattempo Maurizio Tremul, abbandonata la sala per una telefonata, è rientrato trionfante aggiungendo che gli era stato appena comunicato che (ri)entravano nel bilancio italiano 2013 i fondi destinati alla CNI e agli esuli. “L’obiettivo fondamentale è stato raggiunto”, ha dichiarato Tremul. Resta ancora da definire un aspetto non irrilevante, quello del “quantum”, ma solo in aula parlamentare, in settimana, si saprà se i finanziamenti verranno recuperati totalmente o solo in parte. Una scelta attesa perché, com’è noto, da questi fondi dipende una gran mole di attività dell’Unione Italiana e delle istituzioni stessa della CNI.
Hanno avuto, dunque, buon esito gli sforzi e l’opera di convincimento intrapresi in questi ultimi giorni da tutti i vertici dell’UI rivolti al Governo italiano (e in particolare al ministro degli Afferi esteri, Giulio Terzi), al presidente Giorgio Napolitano, alle varie forze politiche. Un appoggio trasversale, che fa piacere, rincuora. “Grazie! Qualsiasi ridimensionamento ci sarà, noi diremo grazie”, aveva anticipato Radin. Perciò nel documento finale approvato dall’Assemblea con 37 sì e un’astensione, si è espressa “forte soddisfazione per l’impegno bipartisan profuso” per individuare “i percorsi adatti a fornire risposte positive alle aspettative” della CNI e degli esuli.
Ma la campagna di sensibilizzazione della dirigenza UI non si esaurisce. Il documento accolto dai consiglieri impegna il presidente dell’UI e il capo dell’Esecutivo a perseguire con gli interventi volti ad assicurare gli stessi importi garantiti finora a tutte le istituzioni della CNI, in primis quelli della Regione FVG, che ha annunciato di portare il capitolo a supporto della minoranza italiana (per il tramite dell’Università Popolare di Trieste) dai 950.000 di quest’anno (1.015.000 nel 2012) a 475mila euro per quello prossimo.
“Anche se non possiamo avere certezze sugli importi, l’essere riusciti a introdurre i due capitoli è già un successo formidabile”, ha concluso Radin, che ha ringraziato tutti, e in primo luogo il presidente Giorgio Napolitano, ma anche il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, il sottosegretario Staffan de Mistura, che hanno dimostrato grande disponibilità nei nostri confronti. Un chiaro segnale politico, che in un certo senso restituisce dignità alla CNI, anche perché, in buona sostanza, costituisce la cartina al tornasole dei futuri impegni croati e sloveni.
Compiacimento, dunque, per l’esito sperato. Ma anche consapevolezza che nulla potrà essere come prima, cioè vengono a decadere progetti di crescita e che, comunque, ci saranno da fare delle rinunce. Ossia, si dovranno conseguire le medesime finalità strategiche ma spendendo meno. E difatti, l’ultimo passo della Conclusione n. 363, parla a chiare lettere di “necessarie misure di austerità”.
Consiglieri e rappresentanti delle istituzioni – presenti in sala, tra l’altro, anche presidenti di CI, presidi e direttori di scuole italiane, del Centro di Ricerche storiche di Rovigno (Giovanni Radossi), oltre al direttore generale dell’UPT, Alessandro Rossit – sono usciti, quindi da questa prima Assemblea straordinaria dell’UI, con maggiore tranquillità. Contro i timori più funerei, paventati dal presidente Radin nel suo discorso di apertura, possiamo ora dire che la storia dei confini orientali d’Italia continua.
Ilaria Rocchi
“la Voce del Popolo” 12 novembre 2012