Michele Sasso su L’Espresso ha dedicato un articolo alle spese “allegre” della Regione Lombardia, ma mai ci si sarebbe aspettati che si esprimesse in questi termini, che qui riportiamo, sulla legge regionale dedicata alla memoria delle vicende storiche del confine orientale:
“Cosa c’entrano le “vicende delle popolazioni giuliano-dalmata-istriano” con il Pirellone che sta quattrocento chilometri più a Ovest di Trieste? Apparentemente nulla, ma ogni anno la Regione Lombardia stacca un assegno da 100 mila euro per acquisti di beni e servizi legati alla memoria degli esuli istriani.”
A queste parole ha risposto fermamente il Presidente nazionale ANVGD Antonio Ballarin, in una circostanziata lettera al diretto del settimanale.
Roma, 19 dicembre 2012
Al Direttore de “l’Espresso”
Dott. Bruno Manfellotto
Egregio Direttore
Le scrivo in relazione all’articolo di Michele Sasso: Il regalone del Pirellone, pubblicato il 17 dicembre 2012 sul sito de “L’Espresso”, tra le spese ingiustificate viene citato anche lo stanziamento a favore delle iniziative volte a ricordare le «vicende delle popolazioni giuliano-dalmata-istriano», delle quali l’articolista evidentemente ignora pressoché tutto se scrive «cosa c’entrano le “vicende delle popolazioni giuliano-dalmata-istriano” con il Pirellone che sta quattrocento chilometri più a Ovest di Trieste?».
È semplicemente vergognoso che una persona dal livello culturale decisamente elevato, come è un giornalista della sua prestigiosa testata, non comprenda il concetto stesso di Memoria e come per di più, la usi, travisandola, in maniera strumentale a fini che nulla hanno a che fare con la storia della nostra Nazione, confondendo malignamente rimborsi con fondi per borse di studio ed attività culturale con attività politica.
Lasciare ad intendere che gli stanziamenti della Regione Lombardia “per l’affermazione dei valori del ricordo del martirio e dell’esodo giuliano-dalmata-istriano” (Legge Regionale 14 febbraio 2008 n. 2) siano un insulto al ‘cost cutting’ in corso (o ‘spending review’ come mielosamente utilizzato nell’uso comune), significa non comprendere che la Memoria condivisa, per cui tanto si prodiga la stessa Presidenza della Repubblica, non è un mero e vago sentimento, ma un impegno educativo concreto.
Desidero ricordare un passaggio dell’intervento del Presidente Giorgio Napolitano nel corso della commemorazione al Quirinale del 10 Febbraio di quest’anno: «Impegnarsi a coltivare la memoria e a ristabilire la verità storica è stato giusto e importante. Si è posto fine a “ogni residua congiura del silenzio – come già dissi lo scorso anno – a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche esperienze”». Ed ancora il Capo dello Stato nel 2007: «Da un certo numero di anni a questa parte si sono intensificate le ricerche e le riflessioni degli storici sulle vicende cui è dedicato il “Giorno del Ricordo”: e si deve certamente farne tesoro per diffondere una memoria che ha già rischiato di esser cancellata, per trasmetterla alle generazioni più giovani, nello spirito della stessa legge del 2004».
La legge istitutiva del Giorno del Ricordo (30 marzo 2004 n. 92), approvata pressoché all’unanimità dal Parlamento italiano, sanciva finalmente di rilevanza nazionale – avendola con ciò riproposto all’opinione pubblica, dopo sessant’anni di silenzio –, la memoria dei tragici eventi che colpirono la Venezia Giulia e la Dalmazia con l’occupazione jugoslava e il conseguente esodo di 350.000 italiani, autoctoni, di ogni ceto sociale e orientamento politico.
In quest’ ottica, l’istituzione nel 2009, presso il Ministero della Pubblica Istruzione, del Gruppo di Lavoro sul confine orientale attribuisce un valore altamente significativo all’impegno intrapreso nei riguardi delle giovani generazioni.
L’articolo 3 della Legge Regionale del 2008 su citata, indica le finalità del dispositivo, «di promuovere tra le giovani generazioni la diffusione del sentimento di appartenenza alla Patria e la valorizzazione dei principi di libertà, democrazia ed unità nazionale sanciti dalla Costituzione, favorendo una maggiore conoscenza delle radici storiche e culturali della Repubblica».
Inoltre, sono chiaramente enunciate le iniziative che rientrano nella Legge lombarda:
«a) la pubblicazione di studi, ricerche e saggi, raccolta di materiali e testimonianze in ordine alle vicende del martirio e dell’esodo giuliano-dalmata-istriano e dell’insediamento delle loro comunità in Lombardia;
b) le iniziative volte a diffondere fra i giovani, nella scuola e nei luoghi di lavoro, la conoscenza storica della tragedia del martirio e dell’esodo giuliano-dalmata-istriano;
c) l’allestimento di mostre e l’organizzazione di convegni di studio e di pellegrinaggi nei luoghi della memoria, sia nelle terre rimaste sotto la sovranità della Repubblica italiana sia, in quanto possibile, nelle terre assoggettate alla sovranità della Repubblica di Slovenia e della Repubblica di Croazia;
d) i concorsi mediante premi e contributi a tesi di laurea, opere letterarie, cinematografiche e teatrali;
e) le manifestazioni celebrative sia nel territorio lombardo sia nelle località giuliane, dalmate e istriane, teatro di episodi significativi della tragedia giuliano-dalmata-istriana, con il coinvolgimento delle associazioni, circoli e comitati comunque denominati Giuliano-Dalmati presenti sul territorio lombardo».
Ed ancora, l’Art. 3 prevede un concorso annuale riservato agli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado della Lombardia, «Il sacrificio degli Italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli»; il bando di concorso «è indetto e comunicato a tutte le scuole secondarie di primo e di secondo grado della Lombardia entro il 30 novembre di ogni anno», e «la proclamazione dei vincitori è effettuata il giorno 10 Febbraio di ogni anno, in occasione della celebrazione del ‘Giorno del Ricordo’».
Gli studenti vincitori del concorso ed i loro accompagnatori sono premiati con un viaggio sui luoghi-simbolo della storia, secondo itinerari predisposti annualmente, con visite al Sacrario di Redipuglia e alle Foibe di Basovizza e Monrupino, nonché agli altri luoghi simbolo della tragedia giuliano-dalmata-istriana.
Questi programmi – al pari di altre iniziative assunte da diverse Regioni italiane che si sono date analoghe leggi – discendono da una sia pur tardiva assunzione di responsabilità e di consapevolezza dell’intera classe politica nazionale nei confronti di una comunità, quella degli italiani originari dai territori ceduti all’ex Jugoslavia, che per oltre sei decenni ha subito in patria l’ostracismo del silenzio, determinato da convenienze interne ed internazionali, e che ha pagato con i propri beni i debiti di guerra contratti dall’Italia intera, non solo dalla Venezia-Giulia.
Il giornalista ‘dimentica’ che dall’istituzione del Giorno del Ricordo discendono i successivi provvedimenti legislativi volti a promuovere le iniziative di tutela e di divulgazione della storia e della cultura giuliano-dalmata e destinati sia alle associazioni in Italia sia alle Comunità italiane autoctone nell’Istria, nel Quarnero e nella Dalmazia, oggi soggette alla Slovenia e alla Croazia.
In ultimo, è doveroso ricordare quanti, tra gli Esuli italiani, hanno contribuito nel dopoguerra alla rinascita della società civile e dell’economia in quella Lombardia (lontana più di quattrocento chilometri dalla terra natale) alla quale hanno dato enorme lustro: Ottavio Missoni, profugo da Zara, e Mila Schön, da Traù (Dalmazia), per l’alta moda; Nino Nutrizio, da Traù, storico direttore de ‘La Notte’, per il giornalismo; Fulvio Bracco, di Neresine (isola di Lussino), fondatore dell’omonima Azienda farmaceutica e diagnostica, assurta a leader di dimensioni internazionali. Questi nomi, a titolo puramente esemplificativo, bastano per riconoscere un nesso tra la Regione e le vicende dell’esodo giuliano-dalmato.
Chiedesi il legame tra una vicenda storica negata ed oggi coscienza civile e le attività sancite da leggi promulgate dalle stesse Istituzioni, rammarica e ferisce la memoria ed il ricordo di tante persone, di tante vicende umane, di tante donne e uomini che non solo in Lombardia ma in tutte le altre regioni di Italia (partendo da 109 terribili campi profughi) hanno ricostruito la loro vita con estrema dignità e senza chiedere nulla, pur avendo perso tutto per conservare la loro vita e la loro italianità.
Dopo tanti anni, interventi come quelli di Michele Sasso ci umiliano ancor più profondamente e screditano la testata da Lei diretta.
Antonio Ballarin, presidente nazionale ANVGD