Il ministro degli Affari esteri sloveno, Karl Erjavec, nel corso di una lunga intervista concessa alla Televisione di Stato, ha ribadito che Lubiana non ratificherà il Trattato d’adesione della Croazia all’Unione europea, se non dovessero venire ritirate le denunce avanzate contro la “Ljubljanska banka” al cospetto dei Tribunali croati. In questo ambito, ha precisato di non credere che i due terzi dei deputati al Parlamento sloveno, quanti sono necessari per la ratifica, sarebbero disposti ad accettare la soluzione bilaterale, ai sensi della quale la Slovenia si assumerebbe l’obbligo di pagare più di 200 milioni di euro a nome dei vecchi risparmi valutari dei cittadini croati nell’ex “Ljubljanska banka” con sede a Zagabria, come apparso recentemente su alcuni media croati.
Alla domanda se, in questo modo, si giunge ad un acuirsi dei rapporti tra i due Paesi e se si ripeterà il “blocco” dell’adesione della Croazia all’UE, simile a quello verificatosi durante i negoziati d’adesione, al tempo del governo di Borit Pahor e relativo alla diatriba confinaria, Erjavec ha precisato che “non è la Slovenia a bloccare la Croazia, visto che questa si sta bloccando da sola”, in primo luogo, per il fatto che non ha ancora ritirato le suindicate denunce. Ha ribadito che i due esperti finanziari, Zdravko Rogić e France Arhar, fino a questo momento, “hanno compiuto un passo avanti“, visto che anche la Croazia ha condiviso la tesi che quello dell’istituto bancario è un problema di successione, ma che risolverlo in questo ambito, deve ritirare le denunce.
Circa la possibilità di eventuali pression i su Lubiana da parte degli altri Paesi membri dell’Unione europea, rispettivamente del fatto che si tratta di una questione di natura bilaterale che non dovrebbe riflettersi sulla ratifica e sull’adesione della Croazia all’Unione europea, è stato categorico nell’affermare che la cosa di maggiore rilevanza è l’opinione dei deputati al Parlamento sloveno. “La Croazia è quella che vuole l’Unione europea ed è essa che deve rispettare gli obblighi presi, compreso l’Accordo sulla successione firmato a Vienna che è obbligante per tutti”, ha dichiarato. Erjavec ha detto, ancora, che il governo Pahor, a differenza dell’attuale, ha messo in secondo piano la “Ljubljanska banka”, dedicandosi alla diatriba confinaria.
Per quanto riguarda i preparativi di Lubiana per il Tribunale d’arbitrato sui confini, ha spiegato che sono in pieno corso e che la Slovenia presenterà le proprie argomentazioni entro i termini prestabiliti, ossia l’11 febbraio dell’anno prossimo.
(fonte “la Voce del Popolo” 20 dicembre 2012)