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Pola “capitale” dell’Istria. Si riapre la battaglia – 18gen13

Dopo alcuni tentativi falliti in passato, la città dell’Arena ritorna alla carica per ottenere il titolo di capoluogo regionale che ora spetta a Pisino. La richiesta in tal senso è stata inviata al Parlamento dal deputato dietino Valter Boljuncic che si attende una risposta in tempi relativamente brevi. Boljuncic parla di una ingiustizia storica commessa ai danni di Pola alla quale ora va rimediata,anche in considerazione che la maggioranza parlamentare è in mano alla coalizione di centrosinistra Kukuriku, di cui fanno parte la Ddi stessa, i socialdemocratici, i popolari e i pensionati.

 

Dopo le bocciature nelle legislature precedenti da parte del potere Hdz aggiunge Boljuncic, mi attendo una risposta positiva. Per capire i termini della vicenda bisogna tornare indietro al 1992 quando al varo della nuova geografia amministrativa del paese, l’allora presidente della repubblica Franjo Tudjman aveva nominato Pisino capoluogo perché giudicata più “croata” rispetto a Pola, dove il suo partito alle elezioni locali aveva raccolto solo briciole, mandandolo su tutte le furie. Con Pola che ritorna capoluogo spiega Boljuncic, Pisino non perde nulla in quanto nella località centroistriana rimarrebbero in funzione gli attuali servizi e uffici amministrativi, inclusa la sede dell’Assemblea regionale.

 

La sua proposta ha subito scatenato la reazione del Comitato regionale dell’Hdz che sul tema ha diffuso un comunicato stampa, cosi sintetizzato. «Il deputato Valter Boljuncic mente in quanto Pola non è mai stata capoluogo di regione, per cui non si può parlare di restituzione di qualcosa che non ha mai avuto. Attualmente la coalizione Kukuriku sta dibattendo della nuova geografia amministrativa del paese, secondo la quale l’Istria perderà lo status di regione che 20 anni fa le aveva dato il potere Hdz, per venir accorpata a Fiume. Quindi il capoluogo e il centro decisionale anche per l’Istria sarà sul Quarnero, e questa affermazione trova conferma nella nuova strutturazione delle istituzioni statali. Quindi inutile avanzare richieste che non avranno alcun riscontro all’atto pratico».

 

(fonte “Il Piccolo” 16 gennaio 2013)

 

 

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