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Ansa – 191207 – Schengen: col confine cade anche un simbolo

E' LA 'CORTINA DI FERRO' CHE PER DECENNI HA DIVISO L'EUROPA (di Giulio Benedetti) (ANSA) – TRIESTE, 19 DIC – In 13 anni, dall'ex Jugoslavia all'Unione Europea, lo scorso anno nell'Euro e, da venerdì prossimo, anche nell'area Schengen: è il rapido cammino della giovane repubblica della Slovenia che, indipendente dal 1991, fra qualche giorno cancellerà, insieme ai confini con l'Italia, anche un simbolo della vecchia Europa. E' quel confine a Nordest, simbolo della "Cortina di ferro" e di una "Guerra fredda" che per decenni ha diviso l'Europa, proprio sul confine nordorientale italiano, teatro di tragedie belliche e drammi umani che il "sogno europeo" si candida a cancellare, insieme alle sbarre dei valichi confinari. La caduta dei 280 chilometri di confine che, da Muggia (Trieste) a Tarvisio (Udine) dividono, ancora per qualche ora, Italia e Slovenia, ha su di sé un grande carico di storia. E' il percorso, spesso tormentato, che ha progressivamente messo in soffitta gran parte di quanto aveva prodotto il '900: dal dolore della guerra al Trattato di Parigi del 1947, dalla divisione dell'Istria (con Trieste in Zona A, sotto il Governo alleato, e la Zona B, sotto la Jugoslavia di Tito), fino al Memorandum di Londra del 1954 con la definizione dei confini che cadranno venerdì. E' su quei confini che corre la storia di un'intera città, Gorizia, una "piccola Berlino" divisa in due dal '47, ed e' sempre su quelle frontiere che corrono le storie delle migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati le cui ferite, ancora oggi, non sono completamente rimarginate. In queste ore, in quella che è diventata una corsa contro il tempo che sembra non rispettare i lenti ritmi della storia, le ruspe stanno abbattendo fisicamente il confine: via le guardiole, le sbarre, gli spartitraffico, in vista della grande festa di questi giorni. Una festa che sancirà la caduta di un confine che, nel corso degli anni, è diventato sempre più permeabile. I primi passi furono compiuti negli anni '50 quando, con gli Accordi di Udine, agli abitanti delle zone confinarie venne concesso il diritto di chiedere il ''Lasciapassare", un documento-simbolo ancora oggi conservato come un cimelio nei cassetti dei triestini che andavano "a far spese in Jugo" o visitare i parenti rimasti oltre la "Cortina di ferro". Poi via via, fino al 2004, con il taglio della rete della storica piazza della Transalpina, che divideva Gorizia e Nova Gorica. Più ardua è la storia del confine sulle cime delle Alpi Giulie, da tempo "spostato" dagli alpinisti lungo le "ferrate" per consentir loro di raggiungere le vette senza saltare fra Italia e Jugoslavia, o quella, "usque ad inferi", del complesso minerario di Cave del Predil (Udine) dove, nel 1947, una sbarra di metallo fu installata, a segnare la frontiera, a centinaia di metri di profondità, in una galleria che collegava le miniere dell'alto Friuli con Bovec, cittadina slovena delle valli dell'Isonzo. Ma l'episodio più singolare è quello del comandante delle unità jugoslave che, durante gli scontri del 1991 (quando la Slovenia si rese indipendente), rimasto senza collegamenti con Belgrado, fu costretto ad attraversare il confine per arrivare al suo consolato, in centro a Trieste, per poter telefonare ai suoi superiori. Avvenne tutto a Rabuiese, proprio dove i confini stanno cadendo e dove, sabato sera, il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, darà il benvenuto alla Slovenia nell'area Schengen. (ANSA).

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