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Foibe, Stato assente a Basovizza (Il Gazzettino 12feb13)

Le celebrazioni del Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giulia-no-dalmata mettono d’accordo per una volta tutti gli schiera¬menti politici, in una unanime condanna di quello che molti definiscono «crimine contro l’umanità». Alla cerimonia alla foiba di Basovizza, però, per la prima volta dopo anni non è intervenuta nessuna alta carica dello Stato: l’anno scorso c’era il presidente dell’anno prima quello della Came¬ra Fini.

Associazioni combattenti, gonfaloni della città di Trieste, di Muggia e di tante altre città coinvolte: si è svolta così, davan¬ti a una folla di persone, la cerimonia a Basovizza (Trie-ste).

La commozione si è risve¬gliata come ogni anno tra gli esuli, che però hanno anche rivendicato di aver pagato di tasca loro i debiti di guerra: «Gli italiani questo non lo san-no» ha detto uno dei partecipan¬ti: «Siamo esuli di Lussinpiccolo, una piccola isola del Carna¬ro, bisogna che si sappia che con le nostre case, con i nostri beni, secondo uno scambio scientifico, gli esuli hanno paga¬to di tasca loro i 122 milioni di dollari che lo Stato italiano doveva ai vincitori della guer¬ra, è scritto nel Trattato di pace. È una cosa profondamen¬te anticostituzionale perché i privati non possono pagare de¬biti di uno Stato. Abbiamo fatto miriadi di azioni legali senza mai raggiungere alcun risulta¬to».

La vicenda delle foibe, dove si calcola furono gettati a mori¬re diecimila italiani, viene ricor¬data dal premier Mario Monti che in una nota nel tardo pome¬riggio commenta: «La violenza contro gli italiani di Istria e Dalmazia e il lungo, colpevole, silenzio delle istituzioni che le seguì siano da monito per chi asseconda le derive populiste e osteggia la ricerca di maggiore coesione in Europa».

Per il ministro Andrea Riccardi «gli italiani in Istria e Dalmazia furono vittime di una vera e propria pulizia etnica e politica da parte dei comunisti titini e nulla può giustificare le foibe e i massacri, neanche i crimini commessi in precedenza dai fascisti». Roberto Menia, coor¬dinatore nazionale di Fli, riven¬dica con orgoglio la paternità della legge che ha istituito il Giorno del ricordo nel 2004.

Ci sono anche le new entry politi¬che, come Antonio Ingroia, che commenta su Facebook; «E ne¬cessario rinnovare la memoria di una delle pagine più buie della nostra storia per afferma¬re la cultura dell’integrazione e costruire un’Europa più unita». Per il senatore della Lega Nord Mario Pittoni, «l’Italia dimenti¬ca puntualmente la questione degli indennizzi finora concessi per valori irrisori agli esuli istriano-dalmati».

Questa mattina il Giorno del ricordo sarà celebrato al Quiri¬nale alla presenza del presiden¬te della Repubblica, Giorgio Napolitano. Alla cerimonia non parteciperà l’Unione degli istriani: una protesta – che si rinnova ogni anno – per quanto avvenne nel 1969, quando l’allora capo dello Stato Saragat concesse la massima onorificen¬za dello Stato al maresciallo Tito e a diversi suoi collaborato¬ri, responsabili diretti, sottoli¬nea l’associazione, «dei massa¬cri compiuti a danni degli Istria¬ni, dei Fiumani e dei Dalmati».

(fonte “Il Gazzettino” 12 febbraio 2013)

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