Pubblichiamo l’intervento della presidente del Comitato ANVGD di Roma Donatella Schürzel pronunciato in Campidoglio lo scorso 1° febbraio 2013, in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo e della firma del protocollo d’intesa per la costituzione della «Casa del Ricordo».
Autorità, Signore e Signori,
grazie a tutti voi per essere qui oggi, 1° febbraio, per la celebrazione del Giorno del Ricordo. È già stato detto tutto da parte di coloro che mi hanno preceduta sul valore della giornata dal punto di vista istituzionale, sulla storia e su ciò che gli eventi drammatici che ricordiamo, sono stati per chi li ha vissuti in prima persona.
È evidente però che quest’anno si sta verificando qualcosa di diverso e particolare, dato che cadendo il 10 Febbraio di domenica, si è colta l’occasione per far coincidere la sua celebrazione con la ratifica di questo accordo che il signor Sindaco sicuramente ricorda, è stato sollecitato moltissime volte da noi. Abbiamo lavorato molto con lui e con tutti gli amici e le persone che si sono davvero prodigate per giungervi anche se, come giustamente detto dall’onorevole Guidi, non si è ancora pervenuti all’esito finale, tanto che nemmeno io intendo, cari Andrea e Federico, festeggiare alcunché, prima di avere in mano le chiavi della Casa del Ricordo.
Questo di oggi è dunque un momento particolare, in cui si è fatto sì che coincidessero i due eventi, per celebrare in maniera così importante e solenne il Giorno del Ricordo da una parte e la ratifica dell’accordo dall’altra.
È il quinto anno che con questa amministrazione comunale celebriamo il 10 Febbraio nell’aula di Giulio Cesare, pure se in anticipo di pochi giorni; ricordo che il giorno 10 comunque vi sarà la Deposizione all’Altare della Patria e le Deposizioni presso i monumenti, siti nel nostro Quartiere Giuliano-Dalmata.
Questa amministrazione capitolina, come già sottolineato da coloro che sono intervenuti prima di me, ci ha dato ampio spazio e ha voluto sempre condividere il valore altamente morale, indiscutibile, prioritario e storico anche, della verità, dell’oggettività e della dignità che andava riconosciuta ad un popolo che ne aveva tutto il diritto, dopo circa una settantina di anni quasi dagli eventi storici.
Lo scorso anno abbiamo celebrato la giornata istituzionale nella Sala della Protomoteca, ma certamente per la coincidenza di quest’anno, questo è il luogo meglio deputato alla ratifica di un documento tanto importante ed ufficiale.
Non vado a ricordare nulla delle vicende storiche che abbiamo sentito benissimo ripercorrere dalla Prof.ssa Tolomeo, dagli altri relatori che abbiamo ascoltato, dal Dott. Ballarini, dalla testimonianza di Sergio Schürzel, ma intendo solo sottolineare alcune cose.
L’ANVGD e il Comitato Provinciale di Roma, che ha da sempre fatto proprie le linee guida fondamentali che l’associazione si pone, ha molti scopi. Nei primi anni successivi alla guerra e all’esodo, soprattutto quelli di sostenere e aiutare in ogni modo gli esuli a ricostruirsi un’esistenza degna di questo nome, da ogni punto di vista. Il nostro Comitato romano, ha seguito molte questioni, come quelle dei Beni abbandonati (che probabilmente non avranno mai un esito ed una corrispondenza effettivamente giusta, o problemi di tipo anagrafico come quelli che grazie all’intervento di questa amministrazione, del direttore dell’Anagrafe di Roma e delle nostre sollecitazioni (è pur vero che frequentemente siamo come un pungolo per i nostri amici consiglieri, assessori e per il sindaco, che probabilmente considera la nostra presenza abbastanza “costante” !), siamo riusciti a risolvere il problema relativamente a quanto attiene ai documenti di identità, per cui, almeno nella nostra città non vi saranno più disguidi decisamente sgradevoli.
A tanti altri risultati, si aggiunge oggi la ratifica dell’accordo per la «Casa del Ricordo».
Fa riflettere questo termine: il ricordo non deve essere solo quello cristallizzato nel tempo, stigmatizzato in tante belle parole, ridotto ad un giorno ufficiale sancito da una legge che per fortuna c’è, ma deve essere costantemente curato.
Giustamente abbiamo sentito moltissimi riferimenti a problemi ancora estremamente pesanti come il minimalismo, il negazionismo o in svariati casi, atteggiamenti se non altro, di indifferenza! Ricordare non significa solo nostalgicamente parlare di qualcosa, pure se particolarmente intenso…
Con piacere ascoltavo poco fa l’assessore De Palo con cui in questi ultimi due anni abbiamo condiviso l’esperienza del Viaggio del Ricordo, organizzato dal comune di Roma Capitale e avviato negli anni precedenti dall’assessore Marsilio con l’aiuto della prof.ssa Guardiani che è qui tra noi, quando rievocava le sensazioni provate e condivise l’anno scorso in Istria.
Egli sa, ha percepito profondamente il sentimento di italianità intensamente manifestato dagli italiani della minoranza, lui che è romano! Figuriamoci che cosa significa per noi, figli, nipoti di esuli. Certo, non abbiamo vissuto come questi ultimi sulla nostra pelle, nel senso vero e proprio della parola, ciò che loro hanno subito e sopportato direttamente, ma abbiamo ascoltato da loro testimonianze molto forti e significative. Questo allora ci fa comprendere che dobbiamo proseguire nel nostro impegno, che la memoria non deve divenire ricordo statico, ma qualcosa di molto più profondo, scientifico e documentato che serve per andare avanti, oltre, non solo per rievocare a ritroso. Noi, originari delle terre adriatiche orientali, abbiamo una cultura millenaria, costituita da incredibili ricchezze e soprattutto veicolata da un’unica lingua, quella italiana, che, come è stato ricordato, è parlata oggi nelle comunità italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Io ho ricevuto oggi con grande piacere, un messaggio di augurio per questa giornata, dalla Preside del Liceo italiano di Fiume che diceva : «Oggi sono con voi» … perché gli italiani di quelle terre, come diceva poco fa Gianluigi De Palo, testimoniano un sentimento di italianità e di cultura italiana viscerale, che non è finita solamente perché c’è stata una catastrofica seconda guerra mondiale, con tutti i suoi nefasti esiti.
La cultura, fortunatamente, continua sempre il suo corso, si perpetra nel tempo, risorge dalle sue ceneri, come l’araba fenice, e qualunque tentativo di renderla sotterranea, di farla sopire in qualche modo, come sostenuto giustamente dal dott. Ballarini in merito alla verità, fallisce, e prima o poi torna sempre a galla! Cosa ci può essere, dunque, di meglio, in una città come Roma che si possa realizzare questo bellissimo progetto?
La risposta viene dalla testimonianza che ha offerto mio padre poco fa (devo dire che ero molto indecisa quando da altre persone mi è stato proposto che per la giornata di oggi fosse mio padre ad effettuarla, perché non volevo essere accusata di “nepotismo” al contrario, ma mi è stato fatto rilevare che se noi esistiamo, se io, il dott. Micich, il prof. Marsan siamo qui, è perché qualcuno ci ha fatto essere qui e ci ha trasmesso questi sentimenti!)
Mio padre dunque, nella sua testimonianza di prima ha detto «questa nostra Roma» indicando così un’adesione di vita a questa città. Io so perfettamente che persone come il nostro carissimo Plinio Martinuzzi, prima ricordato, come Sergio Schürzel e come molti altri, erano convinti di quanto fosse importante una Casa del Ricordo, proprio a Roma ed hanno sostenuto con forza questo progetto.
E la città di Roma, come già altre volte ho dichiarato in quest’aula, a differenza di tanti altri luoghi d’Italia, ha veramente aperto le sue porte agli esuli giuntivi. C’è stato, certamente, qualche episodio sciocco e ottuso di intolleranza e anche in tempi posteriori all’immediato dopoguerra, se non altro di “stupida” incapacità di comprendere chi fosse l’altro… però, sicuramente Roma e il Lazio in generale si sono distinti per una migliore accoglienza!
Non a caso il nostro Comitato provinciale ha inaugurato il 29 gennaio una mostra d’arte presso la sede romana della Regione Friuli Venezia Giulia, che attesta dal V secolo d.C. ad oggi il via vai di artisti che, provenienti dalle terre adriatiche orientali, sono venuti a portare la loro esperienza e le loro peculiarità artistiche proprio in questa splendida capitale e nella sua regione. Ad affermare ancora una volta il tema della veicolazione della cultura, cultura italiana, avvertita come tale da un tempo estremamente remoto e da ben prima che si costituisse lo stato unitario nazionale.
Non intendo prolungarmi oltre e perciò desidero ora ringraziare assolutamente tutti coloro che dal primo giorno si sono impegnati con noi Comitato Provinciale ANVGD di Roma e con l’Archivio Museo Storico di Fiume / Società di Studi Fiumani e che questo impegno non hanno voluto mollare, da Maurizio Cuoci, Vice-presidente del Municipio XII di Roma, ai consiglieri Andrea De Priamo e Federico Guidi del Comune di Roma Capitale, al Delegato alla Memoria A. G. Ricci, a Maria Ballarin e Giorgio Marsan del mio Comitato Provinciale di Roma con i quali abbiamo fatto moltissime volte avanti e indietro al Campidoglio e fondamentale, da me svariate volte sollecitato in modo un po’ pressante, il signor Sindaco, al quale lo scorso anno avevo ricordato che ci aveva promesso già l’anno precedente questo risultato e quest’anno ha mantenuto la sua promessa!
La Casa del Ricordo è solo un punto di partenza da cui porteremo avanti un percorso che abbiamo intenzione di rendere ancora più ampio, ed è aperta a tutti. A tutti i giovani, i cittadini, a tutti i componenti delle altre Associazioni Storiche e dell’Esodo, agli esuli e ai loro discendenti.
Ciascuno avrà posto nella Casa del Ricordo, le sue porte, come quelle della città di Roma, saranno sempre aperte per tutti.
Donatella Schürzel, presidente del Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD