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Il Piccolo – 211207 – Trecento alla fiaccolata degli esuli

di Matteo Unterweger

«Bella la nostra Istria senza confini». «No ai confini, sì alla giustizia».
E ancora: «Io non scordo» ed «Europa: missione fallita». Questi gli
striscioni che hanno accompagnato la fiaccolata organizzata ieri sera dall'Unione
degli istriani. Trecento persone a ricordare il dramma degli esuli istriani,
fiumani e dalmati. Tante bandiere italiane, alcune recanti la scritta
Istria, nella passeggiata silenziosa partita da piazza Libertà e conclusasi
con la deposizione di una corona d'alloro ai piedi del monumento dedicato a
Nazario Sauro. Un appuntamento iniziato in contemporanea con l'avvio della
festa di Fernetti, per la caduta del confine con la Slovenia. Momenti
toccanti soprattutto per chi, la tragedia degli esuli, l'ha vissuta in prima
persona. Tutti assieme «per non dimenticare che, in un giorno di festa,
rimangono delle questioni ancora aperte e irrisolte, ovvero la perdita dei
beni e l'attesa degli indennizzi da parte degli esuli. Considerato che nel
protocollo della manifestazione di Fernetti non era stato previsto nulla che
ci riguardasse, ci è sembrato giusto trovarci qui perché questa lacuna non
poteva non essere colmata», ha ribadito Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione
degli Istriani, promotrice della fiaccolata.
Alla manifestazione hanno preso parte in forze i rappresentanti di An (ad
eccezione del vicesindaco Paris Lippi, mentre c'era il collega goriziano
Fabio Gentili) ma pure esponenti di altri partiti dei due schieramenti,
quali Piero Camber (Forza Italia), Uberto Fortuna Drossi (Cittadini per
Trieste) e Denis Zigante (Lista per Trieste). A fine corteo, Lacota ha
riportato ai presenti i saluti scritti inviati anche dal Sottosegretario
agli Interni, Ettore Rosato, dalla vicepresidente della Camera dei deputati,
Giorgia Meloni, dal presidente della Regione, Riccardo Illy, e dalla
presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat. «Mi
spiace constatare come l'unico ente che non ha preparato alcun intervento
sia proprio il Comune – ha osservato Lacota -. Manca il saluto del sindaco
Roberto Dipiazza, che aveva detto di voler passare a inizio fiaccolata, ma
che invece non si è visto». Parole che non sono passate inosservate fra i
presenti, con qualche fischio a corollario.
«Vorrei che il diritto alla festa fosse di tutti – è stato il pensiero dell'onorevole
Roberto Menia -, invece qui c'è gente che è stata condannata per tutta la
vita a rimanere esule, ad essere privata di ciò che possedeva e a restare in
esilio. Siamo tutti contenti che la frontiera cada, ma devo dire che ci
troviamo davanti un quadro senza confini, ma senza giustizia».
Prima di raggiungere Fernetti, ha voluto presenziare Uberto Fortuna Drossi:
«Sono qui perché in una giornata come questa è giusto sottolineare il
rispetto per il passato e per le persone che hanno vissuto una tragedia.
Questa manifestazione non va politicizzata, deve anzi essere un simbolo di
pace».
«Era doveroso esserci – ha detto Piero Camber – per il ricordo delle
sofferenze che tanta gente ha passato e perché si è parlato dell'avvenimento
abbinandolo ad una contrapposizione politica che non esiste». Sulla stessa
linea, Denis Zigante: «C'è un aspetto unitario in questa serata, la
questione morale. Ed è giusto ricordare come non sia tutto finito: mi
riferisco non solo agli indennizzi, ma anche alla restituzione dei beni».
Presente anche il presidente della Lega nazionale, Paolo Sardos Albertini:
«Sono ben lieto di assistere alla cancellazione di un confine che, nell'84,
Bettino Craxi aveva definito come ingiusto, angusto e antistorico. Accanto a
questo evento, bisogna però ricordare le ingiustizie subite dagli esuli».
Giunti davanti alla statua di Nazario Sauro, i trecento del corteo hanno
potuto ascoltare gli interventi inviati per iscritto. «Troppo spesso nelle
ricorrenze gioiose accade di dimenticare con superficialità e con
infastidita noncuranza chi rimane escluso dal sentimento della maggioranza»,
è stato il pensiero espresso dalla lettera di Ettore Rosato che ha ricordato
i drammi esistenziali di «migliaia di famiglie che, senza colpa, hanno perso
beni, radici, speranza di futuro». Così si è epressa Giorgia Meloni:
«Ribadisco il mio appoggio a tutte le iniziative volte a rendere giustizia
ai nostri fratelli per troppi anni dimenticati».
I partecipanti hanno poi raggiunto il valico di San Bartolomeo, in
prossimità del quale sono state gettate in mare delle corone in ricordo
delle «vittime della pulizia etnica e del confine». Allo scoccare della
mezzanotte, è stato il momento di attraversare il confine. Erano in 150 e
hanno intonato il «Va' pensiero», accendendo lumini.
Questa mattina alle 10.30, sempre davanti alla targa che ricorda l'esodo, in
piazza Liberta, andrà in scena la più sobria celebrazione organizzata dalla
Federazione degli esuli.

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