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Studenti romani nella Venezia-Giulia per ricordare foibe ed esodo

A conclusione del progetto ‘Roma nel cammino della Memoria: percorsi e viaggi di storia, cultura e impegno civile’, l’assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani Gianluigi De Palo ha proposto come ultima tappa un percorso dedicato a ‘L’Italia nel dramma del confine orientale’ che prevede uno studio di approfondimento e ricerca sulle vicende che hanno caratterizzato la questione delle foibe istriane e l’esodo degli Italiani. Un percorso formativo rivolto ai docenti e agli studenti di venti scuole secondarie di II grado (6 studenti ed un docente accompagnatore per ciascun istituto) che si concluderà con il viaggio della Memoria in Friuli Venezia Giulia e Istria dal 19 al 21 marzo. “Vogliamo far capire agli italiani di oggi che l’abbandono del Friuli Venezia Giulia fu radicale e sconvolgente e ricordare anche i sacrifici fatti da quel popolo per rimanere italiano” ha dichiarato il dottor Marino Micich, segretario generale della Società di Studi Fiumani-Archivio Museo storico di Fiume.

Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È proprio in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 furono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani. Gli eccidi delle foibe ed il successivo esodo costituirono l’epilogo di una secolare lotta per il predominio sull’Adriatico orientale che fu conteso da popolazioni slave (prevalentemente croate e slovene ma anche serbe) e italiane. Durante la Seconda guerra mondiale le tensioni si acuirono e in seguito alla firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 esplose la prima grande ondata di violenza in Istria e Dalmazia dove circa un migliaio di persone tra fascisti e italiani non comunisti vennero massacrate e gettate nelle foibe dai partigiani slavi. La violenza aumentò nella primavera del 1945 quando le truppe del Maresciallo Tito occuparono Trieste, Gorizia Istria e Fiume: una carneficina contro i non comunisti che proseguì fino al 1947, quando fu ratificato il trattato di pace che pose fine alla Seconda guerra mondiale e che fissò il confine tra l’Italia e la Jugoslavia.

Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finì, poiché ceduti questi territori a Tito trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli e fuggirono in Italia. “Le motivazioni per le quali questa tragica pagina della storia del Novecento è stata fino a qualche anno fa poco conosciuta sono di origine politica: innanzitutto perché dopo il II conflitto mondiale il PCI ebbe un ruolo importante nella ricostruzione e per la vicinanza di Palmiro Togliatti a Tito, in secondo luogo a seguito della rottura dello stesso Tito con Stalin non si ritenne opportuno parlare di questa tragedia in un momento tanto delicato” a spiegato Rita Tolomeo, professoressa dell’Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’. Gli elaborati prodotti come sintesi creativa, di studio e di ricerca dagli studenti saranno messi in mostra, alla fine dell’anno scolastico, all’interno del Complesso Monumentale del Vittoriano.

Antonella D’Angelo
www.meridiananotizie.it 4 marzo 2013

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